E' lunga e fa assai riflettere la "lettera" che Marco Tardelli ha deciso di scrivere a Gianluigi Donnarumma attraverso La Stampa. Queste le parole che il campione del mondo ha utilizzato per aiutare il portiere degli azzurri e del Milan:
archivio2017
La lettera di Tardelli a Donnarumma: “Lascia il Milan”
"Caro Gigio, mi sa che la storia del «me ne vado, anzi resto, no, non me ne vado ma stavolta me ne vado davvero», ha stancato. Se vuoi il mio parere, o anche se non lo vuoi, eccolo: vattene. Il vaso è a pezzi, nessuno è in grado di incollarlo, a nessun prezzo.
Mi sembri inquieto, indeciso, talvolta apertamente manovrato: deciditi perché al Milan, mi pare evidente, non ti ci vogliono più i tifosi e la società spera di venderti al miglior offerente. O a un compratore che si affacci con soldi veri e spalle coperte. Tu sei giovane, hai talento, ma non sei ancora un Buffon: per ora sei un aspirante Buffon e dunque hai bisogno di calma, temperanza, tenacia e coraggio. Coraggio che mi sembra tu non possieda in pieno visto che preferisci tacere alcune importanti verità. Premono su di te con interessi diversi, magari lontani dai tuoi. Si è parlato addirittura di «violenza morale» nell’atto della firma di un contratto da sei milioni di euro a stagione. Poi l’hai seccamente smentito. Meglio così.
Fatto sta che la tua folgorante carriera ha saltato alcune tappe ed esperienze, come quando hai saltato gli esami di maturità per regalarti una ricca vacanza a Ibiza. I tuoi genitori avrebbero dovuto impedirtelo, ricondurti al ruolo di ragazzo che deve studiare prima di andare a divertirsi. La storia del contratto strappato per tuo fratello lascia l’amaro in bocca, soprattutto per la tua immagine.
Caro Gigio, lascia che un vecchio nostalgico delle belle maniere del calcio (ormai del tutto scomparse: pensa, i contratti si firmavano con una stretta di mano, senza virgole o punti) ti rammenti che le controversie contrattuali sono fisiologiche, possono sempre venire utilizzate come gioco delle parti per fini non sempre nobilissimi: massima prudenza, dunque. O, peggio mi sento, ci sono vicende che non conosco e che sono inconfessabili: e perché inconfessabili? Certo le responsabilità vanno cercate, individuate e suddivise e tu non ne hai più di altri. Ma tu corri un rischio in più: di rimanere con il cerino in mano. E non puoi permettertelo, pena la solitudine futura.
Un caro abbraccio
Marco"
TI POSSONO INTERESSARE ANCHE:
SEGUICI SU: /// /// /// ///
© RIPRODUZIONE RISERVATA