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Le prestazioni negative del Milan, oltre a creare un clima di sfiducia attorno alla squadra, fanno sorgere legittimi dubbi sul valore della campagna acquisti estiva condotta da Massimiliano Mirabelli e Marco Fassone. Gli undici nuovi acquisti che hanno varcato Milanello non hanno inciso sul rendimento della squadra: ad esclusione di Leonardo Bonucci, autore di un inizio di stagione difficile ma da un mese a questa parte finalmente all'altezza delle aspettative, i celebrati campioni ingaggiati dalla dirigenza rossonera sono veri e propri oggetti misteriosi.
Dopo 15 giornate di campionato si può verosimilmente affermare che il mix tra i veterani e i nuovi arrivi è fallito: anche ieri a Benevento mister Gennaro Gattuso ha fatto riferimento alla vecchia guardia per avere la meglio, con scarsa fortuna, dell'avversario. A prescindere dalla qualità dei singoli, aumenta la consapevolezza che il mercato di questa estate risponda a una logica di mera abbondanza anziché a un progetto tecnico ben definito: dopo ben quattro mesi e numerosi esperimenti tattici all'attivo, è evidente che la squadra sia stata costruita male con la conseguenza che nessun modulo - fra i tanti sin qui pensati e testati - sia realmente adatto alla rosa a disposizione di Gattuso.
Tralasciando Antonio Donnarumma e Andrea Conti, ingiudicabili per mancanza di minutaggio, i restanti nuovi volti non hanno... spostato gli equilibri offrendo un rendimento largamente al di sotto delle attese. Se capitan Bonucci e Franck Kessie hanno sopperito rispettivamente con carisma e fisicità alle difficoltà tecniche palesate dalla squadra, mentre volenterosa si è dimostrata l'applicazione di Ricardo Rodriguez e Fabio Borini, deludente è invece, per carenza di personalità o difficile adattamento al calcio italiano, il rendimento di Mateo Musacchio, Lucas Biglia, Hakan Calhanoglu, Nikola Kalinic e André Silva, guarda caso coloro che più di tutti avrebbero dovuto garantire il salto di qualità. Il paragone con la scorsa stagione, con Vincenzo Montella alla guida di una rosa qualitativamente inferiore, è imbarazzante: undici punti e cinque posti in classifica in meno rispetto al 2016-17. È compito di Gattuso ridare fiducia e carattere ad un gruppo impaurito che deve fugare i leciti dubbi sulle sue ancora enormi potenzialità.
Enrico Maggioni
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