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L’opinione – “Chi ha fame vince, Gattuso divora l’Inter”

Michele Neri

Nello spazio dedicato alle opinioni Luigi Garlando per "La Gazzetta dello Sport", ha espresso il suo parere sul derby di ieri sera, in cui ha vinto Gattuso

Ieri sera il derby di Coppa Italia era vista da tutti come la partita "scaccia-crisi". L'Inter aveva molto più da perdere, e con il terzo ko consecutivo ha lasciato sul manto di San Siro moltissime energie, gran parte della fiducia accumulata nei primi mesi, e deve ricostruirsi in fretta per non subire pure contro la Lazio. Il Milan ha trionfato nello stupore generale, più di volontà che di idee. Proprio sulla fame di successo trasmessa da Gattuso ai suoi giocatori, ha posto l'accento Luigi Garlando nella sua "opinione" pubblicata ne "La Gazzetta dello Sport": "Ha vinto la squadra meno attesa con gli eroi meno attesi. E così ancora una volta è stata santificata l'imprevedibilità del derby. Ha vinto il Milan undicesimo in classifica contro l'Inter che 5 minuti fa era in testa alla Serie A. Ha segnato Patrick Cutrone che quest'estate sarebbe dovuto partire e ha parato Antonio Donnarumma, arrivato perché fratello di Gigio. L'identikit dei protagonisti spiega quasi tutto: gente affamata di una favola o rimasta troppo a lungo ai margini della favola degli altri. Questo aveva chiesto prima di tutto Gattuso: fame e lotta".

E su una cosa Garlando è certo: "La squadra gli ha risposto e Rino ha pilotato bene la partita, con mosse e cambi felici, verso una vittoria che può dare la svolta alla stagione. Se Firenze porterà conferme, l'anno nuovo inizierà con una serenità che restituirà sicurezza e autostima".

Sui problemi dell'Inter: "Non ha saputo mettere sul prato lo stesso cuore e non ha speso il talento superiore. Prendete Perisic: l'esterno che fino a un mese fa tutti lodavano perché rincorreva i terzini, ora crossa dalla trequarti perché gli costa troppa fatica raggiungere il fondo. [...] E' come se l'effetto Spalletti, che ha trasmesso organizzazione, solidità, e soprattutto cattiveria agonistica, fosse evaporato di colpo. L'Inter che vestiva la maschera di Skriniar, oggi mostra gli occhi assonnati di Brozovic e assomiglia pericolosamente a quella della stagione scorsa. La paura di inabissarsi come ai tempi di Mancini, dopo un girone di illusioni, lievita sotto pelle".

Un derby dove è mancata la qualità: "la vera protagonista è stata la bruttezza. Totalmente irriconoscibile una manovra organica di due squadre che hanno faticato a mettere in fila tre passaggi. Ma ancora più imbarazzanti le lacune individuali. [...] Gli errori nel lungo di Bonucci e Ranocchia, nel breve di Biglia e Gagliardini, i cross sbalestrati di Rodriguez e Candreva. La ciabattata immonda dello spettrale Joao Mario a un metro dalla porta è la sintesi perfetta dello scempio".

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