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L’opinione – Milan, un closing “caro” che merita fiducia

Stefano Bressi

Dalle colonne della Gazzetta dello Sport, Carlo Laudisa ha detto la propria sulla cessione del Milan, che ormai sembra cosa fatta.

Il nuovo Milan ha gattonato per mesi, da pochi giorni ha cominciato a camminare. E la creatura di Mister Li ha rischiato subito di cadere. La cronistoria delle ultime settimane offre spunti significativi a riguardo, per certi versi contraddittori. I limiti imposti dalle autorità cinesi hanno creato enormi difficoltà nella raccolta di denari necessari per il costoso acquisto del club rossonero. E dire che il broker cinese (rimasto solo) in questi mesi ha via via messo sul piatto ben 250 milioni di euro, dimostrando di averne pronti altrettanti. Eppure non vedeva la meta... Fininvest ha pazientato, e alla lunga sembra aver avuto ragione, visto che il finanziamento in extremis del fondo Elliott (definito nel week-end) permette ai protagonisti della vicenda di guardare finalmente con fiducia al traguardo del closing del 14 aprile a dispetto di uno scetticismo ancora latente.

Certo, l’a.d. in pectore Marco Fassone ha vissuto momenti difficili. Il rischio di uno strappo era ormai concreto, considerando che in Cina il vento è cambiato e i partner di qualche settimana fa hanno dovuto strategicamente fare un passo indietro. Così la scelta di rivolgersi ai professionisti del ramo nel mondo occidentale è stata azzeccata, permettendo di recuperare il tempo perduto, anche a costo di pagare tassi di interesse considerevoli. Li Yonghong ci mette la faccia e i suoi beni, ma in pegno mette pure il club rossonero. Nel momento del bisogno non si guardano le pagliuzze. Sarà bene, però, seguire con grande attenzione le prossime mosse dalle parti di via Aldo Rossi e dintorni.

I candidati all’eredità di Silvio Berlusconi coltivano grandi ambizioni e hanno idee manageriali all’avanguardia, compresa quella di quotarsi in Borsa e rastrellare risorse sui mercati asiatici, lì dove il brand milanista ruggisce ancora. In realtà le imprese dell’epopea berlusconiana permettono di pensare in grande anche dalle nostre parti. Ma per riuscirci occorre un significativo cambio di passo nella gestione societaria. Le promesse sono tante, i nomi nel taccuino del prossimo d.s. Mirabelli di prim’ordine. Inducono a sognare, inclusa la convinzione di proporre a Donnarumma (l’emblema del futuro) un rinnovo all’altezza delle attese generali. I tifosi hanno tante aspettative per il prossimo mercato.

È facile cadere nel trabocchetto di un’estate da cicale. In realtà le prossime settimane saranno importanti per capire se davvero le gambe sono ben messe, cioè se il nuovo corso sarà capace di muoversi senza tentennamenti di alcun genere. Appare un bel segnale l’intenzione di rivolgersi subito all’Uefa per prospettare un piano di rientro legato a nuovi investimenti. È la dimostrazione che i nuovi dirigenti hanno capito quanto sia importante per il Milan tornare in fretta nella casa-madre europea: in particolare quella Champions che tanta parte ha nel mito rossonero.

Negli anni d’oro Silvio Berlusconi ha speso tanto, senza lesinare risorse. Chi prenderà il suo posto non potrà rifarsi a quel modello. Mister Li e il suo entourage evidentemente in questi mesi hanno trovato tanti ostacoli e commesso un bel po’ di ingenuità, tanto da esporsi a critiche in determinati casi inevitabili. Ora hanno la pesante responsabilità di avvicinarsi ai blocchi di partenza con un onere di costi rilevantissimo. Dovranno dimostrare di saper spendere bene quel che hanno raccolto. Non sarà facile. Per questo meritano attenzione e attenzioni.

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