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Non è tornato in società, almeno per ora, ma Paolo Maldini sarà sempre legato al Milan. Stasera è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, affrontando diversi temi. Ecco le sue parole.
Sull'esordio: "Ricordo il mio esordio, non pensavo di giocare. Poi Liedholm mi ha chiamato e non mi sembrava vero".
Sulla fama: "So di avere una fama importante, ma l'ho vissuta quasi come un peso".
Sullo striscione degli interisti all'ultimo Derby: "Mi ha fatto piacere e ricordo con affetto lo striscione dei tifosi dell'Inter al mio ultimo Derby, non è da tutti. Pensavo di dover parlare di quello dei tifosi del Milan..."
Sulla paura di Totti dopo l'addio: "Il calcio è sempre stata la mia passione, ma non ho dimenticato il resto della mia vita. Per questo non ho avuto paura quando ho smesso, come invece ha detto di avere Totti. La vita è bellissima, al di là del calcio e delle emozioni che abbiamo provato".
Sui figli al Milan: "I miei figli sono spiriti indipendenti e penso che dunque non indosseranno mai la mia maglia numero 3, anche se ne avessero la possibilità. Fa impressione sentire in telecronaca il mio nome, per mio figlio nelle giovanili del Milan".
Sulla sportività: "Una volta c'era Materazzi vicino a me in Nazionale, gli ho detto che se avesse fatto le stesse entrate del campionato in Nazionale gli avrei rotto le gambe".
Sul padre Cesare: "Mi ha insegnato i valori della vita, che sono applicabili anche al calcio. Mi ha accompagnato lui al provino, lo ricordo benissimo. Non giocavo per nessuno e mi hanno preso. È sempre stato il mio primo tifoso".
Dopo una clip sul papà: "È una favola. Lui ha vinto con il Milan, io ho continuato, adesso i miei figli nelle giovanili. I gesti uguali tra me e lui, è la genetica. Adesso io vado a vedere i miei figli ed è sempre un'emozione".
Un aneddoto: "A volte scendevo alla fermata del tram precedente alla mia per poi fare la gara di corsa con il tram".
Sui cinesi del Milan: "Ho avuto qualche incontro. Quando li ho visti ho pensato che passare da Berlusconi a loro era un bel salto, e infatti... Non c'erano le condizioni. Scherzi a parte, dobbiamo essere pronti a investitori stranieri".
Il momento migliore della carriera: "L'esordio. Ero un ragazzo della Primavera, sapevo che avrei potuto giocare da professionista, ma quella è stata la certificazione che potevo giocare con i campioni come Baresi. Tornare a casa dopo 45' con la consapevolezza di non aver fatto disastri è stato bellissimo".
Un messaggio: "Sono stato un calciatore e quindi ho dovuto fare diverse conferenze e parlare con i giornalisti, anche se per me non è mai stato semplice per questione di carattere. Però devo dire che quando si parla di calcio, mi piace".
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