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Dopo la sconfitta contro il Napoli del San Paolo, in un match in cui i rossoneri non sono riusciti a mettere piede nell'area di rigore avversaria per 45 minuti, per il Milan si apriva una fase nuova, costellata di (illusorie con il senno di poi) speranze. Il calendario, infatti, era tutto in discesa per i rossoneri, che si preparavano ad affrontare tutte squadre che media o bassa classifica per chiudere il girone, prima di ritrovare Cagliari e Crotone come due prime avversarie nel girone di ritorno. Si parlava, quindi, di un filotto di sette partite da vincere assolutamente per accorciare la classifica, blindare il piazzamento in Europa League e perchè no, sognare il quarto posto vista del possibile calo di una delle prime della classe, visto che difficilmente tutte potranno continuare a viaggiare a ritmi altissimi.
Fin qui abbiamo parlato di sogni e aspettative, ma poi è arrivata la realtà, sotto forma di incubo, a riportare il Milan sulla terra. La prima partita del filotto si è risolta con un modesto pareggio contro il Torino, una partita costata carissimo a Vincenzo Montella, esonerato più o meno a sorpresa per far spazio a Gennaro Gattuso, promosso dalla Primavera. Il tecnico calabrese, forte di un pedigree a dir poco rossonero, con oltre 400 partite giocate con la maglia del Milan e una sfilza di trofei vinti quasi infinita, avrebbe dovuto riportare morale e cattiveria in squadra, compensando con le doti caratteriali la relativa esperienza. Peccato, che alla prima in panchina, il suo Milan sia ricaduto nei soliti errori di un tempo e abbia regalato un punto, al 95' storico per il Benevento e per il calcio italiano.
Non si può, però, ridurre tutta la prestazione del Vigorito all'episodio finale e neppure alla folle (tanto per la sua ingenuità quanto per la decisione dell'arbitro) espulsione di Romagnoli. Il Milan ha giocato una partita a tratti buona, ma ha anche subito per lunghi periodo l'iniziativa del Benevento, che prima di passare in svantaggio nel primo tempo è andato clamorosamente vicino al gol in almeno un paio di occasioni. Impossibile, poi, non sottolineare l'episodio dell'1-1: rimpallo in area, 5 rossoneri nei 16 metri, 1 solo giocatore campano...palla in rete. Una leggerezza pesante, pesantissima, inaccettabile per da chi dovrebbe portare con orgoglio la maglia di uno dei club più importanti al mondo. Non si può, infine, non parlare degli ultimi 15 minuti, in cui il Milan non è più riuscito ad alzare il baricentro. E' vero, in dieci è più faticoso giocare, soprattutto contro una squadra che non ha nulla da perdere, ma i rossoneri hanno provato, inutilmente, a fare le barricate contro una squadra reduce da 14 sconfitte consecutive, rinunciando completamente al possesso palla e pure alle ripartenze in contropiede, con un atteggiamento difficile da accettare.
Gettare la croce addosso a Gattuso, appena arrivato, sarebbe ingeneroso e soprattutto ingiusto (come anche imputare ogni problema alla gestione Montella), ma è chiaro che il passato di Rino e il suo carisma, da soli, non basteranno a far rinascere il Milan. Le parole d'ordine, a questo punto sono "lavoro" e "nervi saldi". La stagione, probabilmente, è andata, ma la dignità può e deve essere salvata.
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