Una vittoria tanto necessaria quanto fondamentale. Per il Milan, quella di domani contro la Roma, sarà una partita che dovrà dare i giusti segnali ad un ambiente che, dopo gli entusiasmi di una campagna acquisti di alto livello, sembra essere improvvisamente ripiombato nelle incertezze delle ultime stagioni.
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Milan, battere la Roma per la svolta e superare le critiche
Arrivano i giallorossi, un osso duro, con Eusebio Di Francesco, grande amico del tecnico rossonero Vincenzo Montella, che venderà cara la pelle. Ma prima che contro la Roma, il Milan dovrà giocare contro se stesso e i suoi fantasmi. Le due uniche sconfitte stagionali contro Lazio e Sampdoria hanno aperto delle crepe importanti nel muro che l'allenatore rossonero sta costruendo dallo scorso luglio. Quello che doveva essere la certezza, cioè Leonardo Bonucci, forse è quello che in questo momento sta soffrendo di più il cambiamento, ma anche i suoi compagni non sono da meno.
Il problema, dicono, sta nella testa, sopratutto in quei black-out che improvvisamente avvengono durante la gara. L'esempio di giovedì contro il Rijeka è lampante, segno che le possibilità della squadra sono enormi ma, senza la testa giusta, si può vanificare quello che è stato fatto di buono in pochi minuti. Le crepe sul muro devono dunque essere richiuse subito, per evitare che il muro stesso crolli. Battere la Roma a San Siro, di fronte cioè a oltre 60mila spettatori, potrebbe davvero essere un nuovo inizio, il rilancio dopo le dure sconfitte contro avversari ostici. D'altronde, si sa, basta poco per trasformare le critiche in apprezzamenti ma, per farlo, è necessario dare i giusti segnali, soprattutto nell'atteggiamento. Battere una diretta concorrente come la squadra capitolina significherebbe rispondere a chi critica tutto e tutti, a chi è già contro l'allenatore, contro la nuova dirigenza e contro i nuovi giocatori.
Ah, dimenticavamo un piccolo particolare: siamo ancora settembre, diamo tempo al tempo. D'altronde si era detto che per vedere il vero Milan ci sarebbe voluto del tempo. O no?
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