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Milan, che disastro gli scontri diretti! Le grandi ti puniscono

Vincenzo Montella, tecnico del Milan (credits: GETTY Images)
Le sconfitte contro Lazio, Roma e Inter hanno lasciato il segno, a livello di classifica e di morale, su un Milan incapace di competere con le altre big

Edoardo Lavezzari

In principio fu . Era la terza giornata, i rossoneri, dopo due vittorie nelle prime due giornate venivano battuti nettamente dagli aquilotti di Simone Inzaghi in quello che per molti sembrava essere solo un incidente di percorso, anche perchè dopo sono arrivarono due vittorie consecutive contro Spal e Udinese a riportare il sereno. Eppure quella subita dal Milan è stata una lezione di calcio contro una Lazio messa meglio in campo, più convinta sul piano dell'agonismo e soprattutto trascinata da un Ciro Immobile devastante.  Erano le avvisaglie di quanto sarebbe successo nelle ultime tre giornate, con un Milan incapace di raccogliere punti contro Sampdoria, Roma e Inter (tutte squadre che lo precedono in classifica).

Sconfitte, queste, che lasciano molti dubbi al di là dei risultati, sul lavoro di svolto dallo staff tecnico, sulla bontà della campagna acquisti e sulle doti caratteriali di una squadra che troppe volte ha messo in scena uno spettacolo difficile da giustificare. Pensiamo ad esempio al primo tempo del derby, o alla bruttissima prestazione di Marassi, per non dimenticare gli ultimi minuti di Milan-Roma quando il Milan ha dato l'impressione di affondare senza nemmeno combattere. Tutto da buttare dunque? Non proprio, anzi. I primi 60 minuti contro i giallorossi e il secondo tempo del derby hanno messo in chiaro come i rossoneri hanno le armi per competere ad alto livello, ma per farlo hanno bisogno di trovare quelle certezze che a oggi mancano: nella formazione, nel modulo e nella concentrazione. Dei tre 13 gol presi in stagione, troppi sono nati da errori individuali evitabilissimi: gli esempi più eclatanti sono il fallo da rigore di ieri al 93', ma anche i gol di Zapata in Samp-Milan. Montella, quindi, dovrà essere bravo a lavorare anche sulla testa dei suoi giocatori, dovrà trasmettere quell'orgoglio necessario per vestire la gloriosa maglia rossonera.

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