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di Valerio Paini
Tra i tanti problemi di un Milan attardato rispetto agli obiettivi prefissati a inizio stagione e alle prospettive di un'estate a dir poco esaltante, sicuramente emerge su tutti un dato preoccupante: quello riguardante la scarsa finalizzazione offensiva.
Nonostante Vincenzo Montella punti sempre molto sul fatto che il Milan è tra le squadre che tirano di più in questo campionato, e non si può dargli torto, l'attacco rossonero resta comunque, con 18 gol (uno in meno rispetto allo scorso anno alla dodicesima giornata), il nono della Serie A. I dati rispetto ai tiri effettuati, in effetti, non sono di certo negativi: 151 quelli effettuati (di cui 72 nello specchio) dietro solo alla macchina perfetta Napoli che ha effettuato 174 tiri (di cui però 100 nello specchio). Se, appunto, guardando ai tiri nello specchio, il Milan ha praticamente dati allineati alle big in lotta per la Champions League, ciò che lo differenzia da loro è la percentuale di realizzazione: un misero 11,9% (addirittura tredicesima dietro a squadre come Bologna e Spal) a fronte di squadre come Juventus, Lazio o Sampdoria ben oltre il 20% e altre come Inter, Napoli e Roma che ci sono praticamente a ridosso di quella percentuale. Dati che confortano, se confrontati a quelli dello scorso anno, visto che, a fine anno, la più alta fu quella del Napoli da 94 gol con il 19% di percentuale di finalizzazione.
E in questa situazione, ovviamente, i primi imputati sono gli attaccanti in quanto ogni singolarità dell'attacco rossonero presenta criticità peculiari: André Silva è giovane, brillante ma poco cinico, per Montella dovrebbe “Inzaghiarsi”, per lui 6 gol e 1 assist, tutti in Europa League, in 14 presenze; Patrick Cutrone è ancora più giovane di lui e possibilmente ancora più inesperto, nonostante sia definito da molti un campione in potenza in questo momento ci mette più cuore e grinta che tecnica pura, per lui 5 gol e 2 assist in 15 partite tra Italia ed Europa; Nikola Kalinic invece non sconta problemi di età, quanto più problemi fisici e di forma, che ne stanno rallentando il pieno inserimento, legati al fatto che ha dovuto saltare quasi tutta la preparazione atletica alla stagione, lui ha realizzato 3 gol e 1 assist in 10 presenze; infine Suso che, dopo un leggero appannamento nel passaggio iniziale dal 4-3-3 al 3-5-2, sta riprendendosi sui livelli di inizio stagione con il passaggio al più congeniale 3-4-2-1, lui ha già realizzato 6 gol e 5 assist in 18 presenze che dimostrano una crescita continua del migliore tra le fila rossonere.
In tutto ciò ci sono delle attenuanti da considerare: Vincenzo Montella sta cercando la quadra per incastrare tutti i nuovi acquisti e sembra averla trovata nel passaggio al 3-4-2-1, una scelta comunque recente e che ha bisogno di tempo per essere messa in campo con serietà, soprattutto perché la prima mossa dell'allenatore è stata quella di dare attenzione prima all'equilibrio difensivo per contrastare le transizioni negative, problema anche della scorsa stagione, e si sta sviluppando solo ora con continuità il lavoro nella fase offensiva che, velocizzandosi, inizia a mostrare trame interessanti soprattutto dalla parte di Suso, sempre più faro dei rossoneri.
I detrattori avrebbero voluto un top player piuttosto che i tanti acquisti minori e di prospettiva che sono stati invece fatti, ma tant'è. Non resta che attendere che l'amalgama che Montella sta creando porti a sviluppi nel gioco sempre più affinati e che gli stessi singoli crescano per far crescere tutta la squadra.
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