Dopo tanti tentennamenti e dopo tanti rinvii del closing, il 13 aprile scorso il Milan, dopo 31 anni di Silvio Berlusconi, è passato nelle mani di Yonhong Li, e la situazione sembra essere diventata anche piuttosto chiara, visto che Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli si stanno muovendo con molta efficacia sul mercato. Ma dal punto finanziario, le cose come stanno andando? Siamo sicuri che non ci sarà in futuro qualche colpo di scena? Difficile dirlo, ma alcuni indizi portano a questa conclusione. Vediamoli insieme
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Milan, i colpi di scena societari sono davvero finiti?
Investimenti cinesi nel settore : Il Milan era il principale “top club” europeo in vendita, l’unico che per storia, blasone e “palmares” potesse reggere il confronto con Real, Bayern e Manchester Utd, da sempre i club calcistici più conosciuti ed amati in Oriente ed anche quelli che generano maggiori fatturati e profitti. Questi club esprimono “governance” diverse (azionariato popolare il Real, proprietà diffusa il Bayern, controllo famigliare lo United), tutte comunque consolidate ed “inattaccabili” da parte cinese. In modo diverso, questi club rappresentano anche modelli di business vincenti che coniugano risultati sportivi a strategie commerciali vincenti, impostate su “cobranding” di alto profilo, sfruttamento di diritti televisivi e stadi di proprietà. Rispetto a queste “best practices” l’arrivo di arabi (Manchester City, PSG) e russi (Chelsea) nel calcio europeo ha rappresentato più una diversificazione negli investimenti di singoli magnati che il frutto di una strategia precisa. Il modello che intendono seguire i cinesi sembra invece quello degli americani che, oltre allo United, controllano in Europa anche Liverpool, Arsenal e Roma. Lo sbarco cinese è recente: dopo i primi “assaggi” in Spagna nel 2014 (20% dell’Atletico a Wanda) ed Inghilterra nel 2015 (13% del City a Li Ruigang) ecco gli acquisti del 2016 di Aston Villa (Jiantong Xia) ed Inter con Suning che l’anno scorso ha rilevato anche i diritti televisivi su Bundesliga, Liga e Premier (quelli della serie A sono già cinesi tramite Infront).
La nuova via della seta Gli investimenti cinesi nel calcio rientrano peraltro in una strategia di ampio respiro (“Belt and Road”) lanciata dal governo cinese nel 2013 per incoraggiare investimenti industriali e progetti di sviluppo infrastrutturale tra Asia ed Europa lungo il percorso della storica “via della seta”. Lo “stop” governativo imposto al calcio nel dicembre scorso (considerato poco sinergico) è stato di recente superato alla luce delle evidenti sinergie che il controllo di uno o più “top club” europei può assicurare se abbinato a quello dei diritti televisivi. Yong hong Li è ora impegnato a razionalizzare l’indebitamento del Milan, sulla falsariga di quanto avvenuto nel 2005 allo United (e più recentemente all’Inter). L’emissione di un bond di 123 milioni, abbinato ad un aumento di capitale del Milan per 120 mil, consentiranno di ripianare l’indebitamento bancario (per 73 milioni) e finanziare il prossimo mercato. Il fondo Elliott, che ha già accordato a Li un prestito di 303 milioni a 18 mesi, sottoscriverà anche il bond arrivando ad un’esposizione di oltre 400 milioni sul Diavolo (di cui detiene anche in garanzia le quote). A questo punto si aprono due diversi scenari: la quotazione del club ad Hong Kong con l’ingresso (sul mercato o ai blocchi) degli investitori cinesi rimasti alla finestra (Haixha in primis) oppure in alternativa il passaggio del Milan ad Elliott qualora lo sbarco alla borsa asiatica non abbia l’esito sperato da Li. In questa seconda ipotesi è probabile che siano invece gli investitori americani vicini a Singer (il “grande capo” di Elliott) a rilevare la società. Non è sicuramente pensabile che i due “team” (quello americano di Elliott e quello cinese di Li) si siano lanciati in un’operazione di queste dimensioni senza avere la garanzia di una “way out” dorata. Questi scenari sono certo stati delineati anche ai vari “top players” (ed ai rispettivi agenti) e spiegano il rinnovato interesse ad accasarsi in rossonero emerso di recente. I prossimi mesi saranno comunque indicativi per chiarire quale dei due scenari sia il più attendibile e se il Milan sia destinato a parlare cinese o a vestirsi a stelle e strisce.
Giancarlo Mele
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