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Milan, il bilancio della stagione: si poteva fare di più?

Redazione

Il Milan ha concluso al sesto posto la sua stagione, ritornando in Europa dopo tre annate di delusioni: si poteva fare di più, o è stato fatto il massimo?

Quando ci si chiama Milan è legittimo chiedere sempre il massimo. Chiudere con un sesto posto in campionato, senza aver neppur disputato le coppe europee, non porterà di sicuro ad annoverare la stagione 2016/2017 tra quelle da ricordare. E’ inevitabile in ogni caso tracciare un bilancio che consideri tutti i fattori che hanno inciso sull'andamento di questo campionato per concludere se i rossoneri potevano o meno fare di più. Passiamoli in rassegna

Organico: Sulle strategie rossonere di mercato dell’estate scorsa hanno inciso sicuramente l’esigenza di alleggerirsi di ingaggi importanti (Mexes, Menez, Matri, Lopez) e far cassa per nuovi acquisti (El Shaarawy), rinunciando a prospetti interessanti (Verdi, Josè Mauri) per rinnovare centrocampo e difesa con giocatori peraltro di seconda fascia (Vangioni, Gomez, Sosa) o da rilanciare (Pasalic, Mati Fernandez). Ai nastri di partenza il Milan si presentava quindi con due sole novità in attacco : l’esordiente (in A) Lapadula ed il rientrante Suso, rigenerato dopo la buona stagione al Genoa. Un mercato dimesso, specie se messo a confronto con quello faraonico della concorrenza (Inter e Roma), che lasciava prevedere un altro campionato di sofferenza. Anche l’arrivo di Montella (tecnico senza “palmares” significativi al suo attivo) veniva accolto con scetticismo.  E invece il Milan, dopo un avvio da incubo, infilava una serie di buone prestazioni culminate con la vittoria in campionato sulla Juventus, cui faceva seguito un derby grintoso ed una serie di partite comunque convincenti che sotto Natale proiettavano la squadra in seconda posizione. La ciliegina sulla torta veniva dalla sontuosa partita di Doha, giocata contro un avversario più forte sotto tutti i profili e vinta grazie all'umiltà ed a ripartenze fulminanti. Sugli scudi, in questa prima parte di stagione, le scelte tecniche di Montella ed il rendimento inatteso di alcuni giocatori (Suso su tutti, ma anche Locatelli, Pasalic e lo stesso Paletta). I nodi venivano al petto alla ripresa del campionato, quando la squadra “provando a giocare da grande” metteva a nudo limiti prima nascosti dalla tattica accorta. Così, dopo un febbraio decoroso, iniziava un declino tecnico ed anche fisico che l’inadeguatezza dei rincalzi a disposizione metteva a nudo. Vedere il Milan domato in casa dall’Empoli, umiliato dalla Roma ed alla mercè di Crotone ed Atalanta è stato sconfortante. Il sofferto pareggio con l’Inter e le goleade con squadre in crisi come Palermo e Bologna, non modificano certo il giudizio su una squadra giunta a fine campionato sulle ginocchia, che ha salvato il sesto posto solo grazie al crollo verticale di nerazzurri e viola. Certo, gli infortuni hanno inciso, ma non in maniera determinante per gli accorti interventi operati dal tecnico. Lanciare Locatelli per sopperire al forfait di Montolivo è stata la scelta premiante nel girone d’andata che ha consentito il recupero in classifica. Persino l’infortunio di Bonaventura, sicuramente il più grave per come stavano giocando in quel momento Jack e gli altri attaccanti in rosa, ha permesso di scoprire Deulofeu, giocatore fortemente voluto da Montella e rivelatosi l’innesto più efficace del mercato invernale.

Vicende societarie: Grande merito va dato a Montella anche per aver saputo proteggere la squadra dalle inevitabili ricadute del riassetto societario. Per mesi, l’incertezza che si respirava a Casa Milan poteva riflettersi sulle prestazioni dei giocatori, complici anche le ricorrenti offerte avanzate ai “top players” rossoneri (Donnarumma, ma anche Bonaventura e Suso) da chi evidentemente pensava che il “closing” non ci sarebbe mai stato e che la proprietà avrebbe finito con il vendere (o svendere) i suoi “gioielli”. Se questo non è accaduto occorre ringraziare, oltre al tecnico, l’attaccamento alla maglia ed ai colori dimostrato da quasi tutti i giocatori del Milan nell’arco della stagione. Organici più attrezzati e costosi di quello rossonero sono naufragati proprio perché è mancato questo spirito di aggregazione che non si compra sul mercato, ma si costruisce nello spogliatoio.

Si poteva, in conclusione, fare di più ? Noi pensiamo che, con questo organico e con le vicende che hanno interessato squadra e società negli ultimi mesi, il Milan abbia ottenuto il massimo. Anche il fatto di esser arrivati davanti all’Inter, tornando per di più ad alzare un trofeo contro i “cannibali” bianconeri dev’essere motivo di soddisfazione per chi tifa rossonero.

Giancarlo Mele  

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