Dopo aver giocato nel Milan dal 2001 al 2012, messo a segno 126 gol in 300 partite e vinto Scudetti, Champions League e coppe varie, Filippo Inzaghi, una volta appese le scarpette al chiodo, ha avuto l'opportunità di guidare la squadra rossonera anche da tecnico, nella stagione 2014-2015. L'annata, però, si concluse male, con il Milan a metà classifica ed Inzaghi esonerato in favore di Siniša Mihajlović.
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Milan, parla Inzaghi: “Berlusconi impaziente: il gruppo non era vincente”
Ai microfoni di 'Sky Sport', nella giornata di ieri, Inzaghi, che ha da poco riportato il Venezia in Serie B dopo 12 anni, conquistando, tra l'altro, anche la Coppa Italia di categoria, ha spiegato perché è fallito il suo progetto di riportare i rossoneri nell'élite del calcio italiano: “Nelle grandi squadre non c'è pazienza, è normale che sia così. Quello non era un Milan che poteva vincere – la convinzione di Inzaghi, sottolineata oggi da 'La Gazzetta dello Sport' -, non avevamo uomini per farlo, però ed era impossibile. Il Milan, Berlusconi, Galliani, sono stati la mia fortuna in assoluto – ha proseguito Inzaghi -. Anche quell'anno sarà fondamentale per la mia carriera da allenatore perché è stato un anno difficile, ma lì è stato difficile per , per Mihajlović e per chiunque, per cui non ha scalfito le mie convinzioni. Anzi, le ha rafforzate: fino all'ultima giornata . Mi ha rafforzato l'idea che questo potesse essere il mestiere del mio futuro”.
A proposito di futuro, Inzaghi non ha escluso di poter, un giorno, tornare a sedere sulla panchina rossonera: “L'obiettivo è quello di avere la possibilità di poter lavorare, di potermi esprimere, e di poter dimostrare le mie qualità. Tutto qui”.
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