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Montella e i cinesi: nessun rapporto, per ora

Redazione

Montella per ora non ha avuto rapporti con la nuova dirigenza. L'Aeroplanino si affida solo a Galliani. Le cose, però, potrebbero presto cambiare.

A pochi giorni dal cosiddetto “closing”, che sancirà la fine della trentennale e trionfale epopea berlusconiana, che ha arricchito la gloriosa storia rossonera di ben 29 titoli, per lasciare spazio alla sin qui misteriosa cordata cinese riunita nel consorzio Sino-Europe Sports, Vincenzo Montella mantiene un profilo basso preferendo dedicarsi alle vicende del campo.

Scelta precisa quella del mister campano, che ha sempre lavorato per isolare la squadra dalle nebulose vicende societarie in modo da poter raggiungere con serenità gli obiettivi di inizio stagione.

L’Aeroplanino non si smentisce neppure oggi: interpellato durante la conferenza stampa di oggi alla vigilia dello spareggio per la corsa all’Europa League contro la Fiorentina di mister Paulo Sousa, Montella dichiara apertamente di riconoscere come unico interlocutore societario l’attuale amministratore delegato Adriano Galliani, il plenipotenziario rossonero con il quale ha collaborato nelle due ultime sessioni di calciomercato allo scopo di costruire una squadra che potesse correre per l’Europa.

Montella non ha avuto alcun contatto con i futuri proprietari del Milan, limitandosi all’ascolto, come simpaticamente dichiarato oggi, “di una sola campana”: una coraggiosa manifestazione di indipendenza, anche e soprattutto con l’intenzione di non peggiorare una situazione che il tecnico non esita a definire confusa.

Dalla Cina trapelano voci di apprezzamento per il lavoro sin qui fatto da Montella: la ferma convinzione nelle proprie idee e la libertà di pensiero, emersi come fattori di scontro con Silvio Berlusconi, la responsabilizzazione dei giovani e un’idea ambiziosa di calcio (“siamo il Milan, non giochiamo in contropiede”) hanno messo in buona luce il tecnico campano agli occhi degli investitori asiatici, decisi ad affidarsi a lui per le prossime stagioni.

Montella rimane comunque realista: ben conscio dei perversi meccanismi del calcio, legato ai risultati ed agli umori dell’ambiente, sa che i deludenti risultati di questo inizio 2017 possono metterne in discussione l’operato. Le voci su Roberto Mancini, o il tourbillon di giocatori legati al mercato che verrà con fantasmagorici budget che la nuova proprietà potrebbe elargire, possono infastidire e destabilizzare l’ambiente e far sfumare l’obiettivo europeo che, con un organico quantitativamente e qualitativamente inferiore alle più quotate avversarie in campionato, è ancora a portata di mano.

Tuttavia, il closing in programma il prossimo 3 marzo, con conferenza stampa di presentazione e conseguente sfilata della nuova dirigenza in occasione di Milan-Chievo Verona del 4 marzo, è certamente motivo di riflessione per il tecnico che deve capire come rapportarsi come Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli (rispettivamente prossimi Ad e Ds del nuovo Milan) in termini di mercato e obiettivi futuri.

Il progetto dei giovani piace molto agli investitori del consorzio SES che, in occasione della vittoria di Doha, ha mostrato soddisfazione per la bassa età media della squadra ed promesso copiosi investimenti per il vivaio e le Youth Academy da far crescere in tutto il mondo.

Un punto di intesa forte con il tecnico campano, che ha sì fatto di necessità virtù quest’anno nel lanciare giovani in squadra ma ha mostrato a più riprese di credere in un Milan giovane e prevalentemente italiano.

Ma questa unità di intenti deve tramutarsi in progetto di più ampio respiro: per poter riportare stabilmente il Milan ai vertici del calcio italiano ed europeo e competere per obiettivi sfidanti occorre arricchire la rosa con elementi di prospetto (il viola Federico Bernardeschi, per esempio, per il quale anche oggi Montella ha speso parole di grande apprezzamento e stima) e qualche campione già affermato che possa contribuire ad un salto di qualità tecnico e mentale.

Il buon lavoro fatto dall’Aeroplanino lo ha certamente accreditato come tecnico all’altezza di un progetto che merita di essere ambizioso: a lui, agli investitori cinesi e ai futuri dirigenti italiana è affidata la necessità di un dialogo costante per arricchire l’ambiente di serenità e fiducia allo scopo di riportare il Milan nell’Olimpo del calcio che conta.

Enrico Maggioni

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