Vincenzo Montella, secondo 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola, ha tenuto a battesimo la nuova proprietà cinese del Milan in tutto e per tutto: primo allenatore dei cinesi, ma anche primo tecnico a subire l'onta dell'esonero nel nuovo corso del club di Via Aldo Rossi. Montella, per fare spazio a Gennaro Gattuso, lascia comunque i colori rossoneri, quelli per cui tifava in infanzia, a testa alta: ha restituito, difatti, al Milan alcune cose che mancavano da un po' di tempo.
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Se ne va, però, con il rammarico di essere stato allontanato, forse, nel momento in cui lo meritava di meno, quando la squadra sembrava essere realmente in crescita e i risultati non arrivare soltanto per una massiccia dose di cattiva sorte. Nell'ultima stagione, le crepe nel Milan montelliano erano arrivate a inizio settembre, con l'1-4 rimediato in casa della Lazio; poi le sconfitte contro Sampdoria, Roma, Inter e Juventus hanno acuito la crisi al punto tale che, dopo quattro gare in casa senza segnare e con l'appuntamento con la vittoria interna che tarda di 2 mesi, Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli non hanno potuto fare altro che decidere di cambiare rotta.
L'esonero di Montella, ha sottolineato però la 'rosea', è sempre stato considerato come l'ultima carta da calare, perché tanto i dirigenti quanto la proprietà hanno nutrito fiducia costante nel suo lavoro e, finché è stato possibile, lo hanno sostenuto. Questo anche perché l'Aeroplanino, non va dimenticato, la scorsa stagione, con una rosa di gran lunga inferiore a quella in suo possesso in quest'annata, ha centrato il sesto posto in campionato e riportato il Milan in Europa dopo 4 anni di assenza e, oltretutto, ha anche vinto, nel dicembre 2016, a Doha, la Supercoppa Italiana in finale contro la Juventus, restituendo al Diavolo un trofeo che mancava da 5 anni.
Ultima coppa della 31enne epopea di Silvio Berlusconi, che va ad unirsi ai meriti di avere lanciato Jesús Suso, confermato Gianluigi Donnarumma, scoperto Manuel Locatelli e riportato entusiasmo al pubblico di San Siro.
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