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Montella, la difesa a tre per congedare Berlusconi

Donato Bulfon

"La difesa a tre? Qui a Milanello è un'eresia", così parlava Vincenzo Montella soltanto qualche settimana fa in conferenza. Sul campo, però, le cose sono andate diversamente

Dalle parti di Carnago quelle tre parole erano quasi impronunciabili. Per lo meno tra il '99 e i primi anni duemila, quando Alberto Zaccheroni prima e Cesare Maldini (in qualche occasione, ndr) poi, avevano provato a sdoganarle. Stiamo parlando della "difesa a tre", cosa che il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, ha sempre deprecato dopo essersi innamorato dei quattro in linea voluti da Arrigo Sacchi fin dal 1987.

Ma Montella ci ha abituati ad andare avanti per la sua strada, rispettando le opinioni di tutti ma prendendo le decisioni con la sua testa. E tutto questo proprio nel momento in cui il buon Silvio sta per lasciare il ponte di comando. Un concedo diverso da quello preventivato. Ma il Milan doveva tornare a vincere, in che modo non contava. E puntualmente così è stato: sette punti nelle ultime 3 gare, un "giuoco" forse meno bello ma più pratico e redditizio, che già nella prima parte di stagione aveva portato il terzo posto in classifica e la vittoria di Doha.

Per questo, domenica sera contro la Fiorentina, dopo il vantaggio del primo tempo, Montella, per non soffrire nei secondi 45 minuti, ha fatto ricorso per l'ennesima volta alla difesa a tre, con Gustavo Gomez, Gabriel Paletta, Cristian Zapata ed i due laterali, Ignazio Abate e Leonel Vangioni, pronti a dare una mano in fase difensiva ed in quella offensiva.

Singolare dunque la 'presa di posizione' del tecnico campano che, proprio nell'ultima gara casalinga della gestione berlusconiana, per il bene della squadra, ha deciso di congedare il patron del Milan proprio nella maniera in cui egli mai avrebbe voluto vedere. Le opinioni tra i due, nonostante i ringraziamenti di rito di Montella a fine partita, restano ancora indifferenti. Berlusconi, infatti, una volta ripresosi al 100% dei problemi di salute, non è mai andato a Milanello in questa stagione e soltanto una volta a San Siro. Segno che l'interesse verso "la sua creatura", con il relativo coinvolgimento personale, stiano al livello storico più basso: è questo, forse, il segnale più forte che rivela come il closing sia ora davvero vicino.

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