Sin dai tempi della linea 'Tassotti-Costacurta-Baresi-Maldini', il Milan di Silvio Berlusconi ha sempre giocato con la difesa a quattro. Un dogma, quello berlusconiano, prima ancora della formula con il “trequartista dietro due punte di ruolo”. Ed oltre quelle colonne d'Ercore, (lo Scudetto di Alberto Zaccheroni nel 1999, Cesare Maldini nel 2001, ed un esperimento in Champions League di Massimiliano Allegri nell'ottobre 2012, Málaga-Milan 1-0), nessuno si è mai sospinto con reale convinzione.
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Montella oltre l’ultimo dogma di Berlusconi
Nessuno, a parte Vincenzo Montella che, come sottolineato questa mattina da 'La Gazzetta dello Sport', ha concluso Milan-Fiorentina giocando con Gianluigi Donnarumma tra i pali, tre centrali difensivi quali Cristián Zapata, Gabriel Paletta e Gustavo Gómez, più Ignazio Abate e Leonel Vangioni a presidiare le fasce. , spesso a cinque, con la quale il Milan ha evitato ulteriori patemi contro i viola e conquistato tre punti vitali in ottica di una qualificazione alla prossima Europa League.
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Il punto è, ha evidenziato la 'rosea', che il Milan tutto sembrasse fuorché una squadra creata dal Cavaliere: pochissimo possesso palla (38% contro 62% viola), 222 palloni toccati in meno rispetto la Fiorentina. Insomma, un Milan utilitaristico, sdoganato dai dogmi del Presidente, che ha badato più al sodo che allo “spettacolo ed al bel giuoco”.
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