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di Enrico Maggioni
Vincenzo Montella non perde occasione per annunciare l'imminenza di una svolta in grado di invertire la rotta di prestazioni e risultati sinora ampiamente al di sotto delle attese. Questa convinzione, espressa con forza già alla vigilia della gara casalinga contro la Roma ("Sento aria di svolta"), ribadita venerdì scorso prima di affrontare la Juventus ("La svolta è possibile) e confermata anche nella di ieri ad Atene ("Stiamo seminando bene, credo in una inversione di tendenza"), non è tuttavia suffragata dai numeri.
Sebbene alcuni indicatori evidenzino l'enorme mole di gioco sviluppato dal Milan, che è in Serie A la seconda squadra sia per tiri che per cross effettuati e la terza formazione per possesso palla, la realtà rappresentata dell'ottavo posto in classifica è certamente ben più critica. La serenità espressa da Montella impallidisce di fronte al 12% di reti realizzate a fronte dei tiri indirizzati verso la porta altrui. Il dato è sintomatico di come il Milan sviluppi gioco ma non riesca, a due mesi dall'avvio della stagione, a fare male agli avversari.
Le cinque reti complessive messe a segno dagli attaccanti evidenziano una carenza di sbocchi offensivi cui il semplice ottimismo non può porre rimedio. Il senso di precarietà alimentato dai continui cambi di formazione, la scelta di un modulo che non consente di fare densità in area e la precaria condizione atletica - con il Milan terzultimo in campionato per chilometri percorsi e una media gol subìti che si impenna nei secondi tempi, nel momento in cui calano fiato e lucidità - non consentono di sperare in miglioramenti a breve.
Serve che Montella infonda il suo ottimismo nei suoi uomini: incapaci di fare punti una volta passati in svantaggio (ben cinque episodi in questo campionato), i rossoneri devono recuperare, già da , quella voglia di lottare per la maglia che è la vera svolta auspicata dal popolo rossonero.
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