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Nesta: “Riportare il Milan in Champions sarà dura. I cinesi dovranno spendere molto”

Alessandro Nesta Milan
Alessandro Nesta, ex difensore del Milan, ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport': “Il segreto della squadra dei miei tempi? La mentalità”

Daniele Triolo

Alessandro Nesta, classe 1976, oggi allenatore del Miami FC nella N.A.S.L., la seconda divisione statunitense, ha giocato nel Milan dal 2002 al 2012, disputando 326 gare con 10 gol all'attivo e vincendo ben 10 trofei. Nesta ha rilasciato una lunga intervista a 'La Gazzetta dello Sport' nella quale ha commentato la stagione della squadra rossonera. Qui uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Sui festeggiamenti per l'Europa League raggiunta: “Mi schiero dalla parte di chi ha festeggiato. È giusto farlo quando si raggiunge un traguardo, e il Milan l’ha raggiunto. Ovvio, rispetto alla mia epoca gli obiettivi si sono abbassati molto, ma il Milan adesso è questo. Quindi, in quest’ottica, è un passo importante e un grande traguardo. E poi, pensateci un attimo: l’Inter farebbe carte false per trovarsi dove si trova ora il Milan... Occorre solo avere tanta umiltà e smettere di pensare al Milan di Berlusconi, perché quel Milan non c’è più. Umiltà è la parola chiave, è con quella che devi affrontare una trasferta a fine luglio in qualche posto semisconosciuto”.

Sul cambio di proprietà del club rossonero: “Che effetto mi fa il Milan senza Berlusconi? Tristezza. Io sono un nostalgico, rimpiango anche Moratti... Gente che guidava i club per passione e non per soldi. Negli ultimi anni c’è stato tanto caos e il club non era abituato a programmare in condizioni di emergenza. C’è stata confusione nei ruoli in società e così è stato molto più facile cambiare gli allenatori. Hanno sempre pagato loro, ingiustamente. Mi chiedo: al quarto, quinto tecnico che non funziona, magari dovrebbe venirti in mente che non può essere sempre e solo colpa di chi sta in panchina. Milan cinese? Questo deve essere un punto di partenza, adesso occorre cambiare marcia rispetto al passato. Non so, per giudicare prima bisogna capire come lavorano. Addosso mi resta una sensazione di perplessità, mi pare che la proprietà interista si muova di più. Di certo riportare il Milan in Champions sarà dura, dovranno spendere molto. Da cosa bisogna ripartire? Da un gruppo di italiani mentalmente forte. E chi arriva dopo, si allinea. Com’era ai miei tempi e com’é ora nella Juve”.

Sulla squadra della sua epoca: “Il segreto di quel Milan era la mentalità, più che la tecnica: eravamo sempre pronti a giocare partite come quella di Atene. Voglio dire che eravamo sempre pronti alla massima tensione e a sapere come gestirla. Il 23 maggio? Il più bello è stato rientrare nello spogliatoio con la coppa. Ce lo eravamo promessi dopo Istanbul, e potrebbero sembrare quelle frasi fatte. Ma esserselo promessi ed esserci riusciti significa essere al top. Mi ricordo che Ronaldo ci aspettava dentro con le birre (risata, n.d.r.), poi abbiamo festeggiato in piscina fino a notte fonda. Vincere è come una droga, hai sempre bisogno di rivivere le stesse emozioni e quando non le provi più vai fuori di testa”.

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