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Un gol, giustamente annullato per un chiaro fuorigioco, e nient'altro. Questo è il bilancio del primo tempo dell'Inter, per il resto tanto Milan. I rossoneri sfiorano il gol con Bonaventura e si rendono pericolosi in almeno un'altro paio di occasioni. Il "Diavolo" aggredisce bene la partita fin dal fischio d'inizio, attacca in massa, provando a sfruttare la creatività di Bonaventura e Suso sugli esterni e la gamba di Ricardo Rodriguez e soprattutto Kessié, che spingono con continuità.
La partita, sale di colpi, nella ripresa, pur senza regalare grandissime emozioni. L'Inter ci prova con più convinzione e sfiora il gol con Joao Mario, ma Antonio Donnarumma è bravissimo a dirgli di no on una parata che lo riconcilia anche con San Siro, che applaude a scena aperta. Il Milan, dal canto suo, fa la partita per lunghi tratti, ma fatica ad arrivare dalle parti di Handanovic, tanto che l'occasione migliore nasce dai piedi di Ricardo Rodriguez, un cui cross sbagliato, quasi si trasforma in un gol capolavoro. A scuotere i rossoneri, al 79' ci pensa Suso con un bel tiro a giro, che però si stampa sulla traversa, ma non basta, come non bastano i 90 minuti per stabilire un vincitore. A deciderla, sul finire del primo supplementare è Cutrone, che sfrutta al meglio un cross basso di Suso. Nel secondo extra time l'Inter ci prova, senza successo e il "Diavolo" vola in semifinale. Il Milan, quindi, vince il derby, non gioca bene, ma mette in campo tutto lo spirito del suo allenatore e questo, probabilmente, è il successo più grande.
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A inizio anno, prima che il Milan entrasse in crisi, Frank Kessié era uno dei simboli del nuovo corso, poi, con il passare delle settimane, la qualità delle sue prestazioni è calata di pari passo con quelle del Milan e spesso è stato tra i peggiori in campo. Oggi però, anche grazie alla cura Gattuso che gli ha restituito la corsa di inizio stagione, l'ivoriano è tornato a giocare una partita di quantità e qualità. Instancabile nelle ripartenze, l'ex Atalanta ha lottato come un leone, recuperando una marea di palloni. Schierato sul lato sinistro del tridente d'attacco, Giacomo Bonaventura, ha confermato di essere una delle (poche) note positive nel difficilissimo finale di 2017 del Milan. Nel primo tempo sfiora il gol di testa (bel cross di Kessié), nella ripresa ci prova un altro paio di volte, senza successo. Al 70' Gattuso lo riporta a centrocampo, per far spazio a Calhanoglu, ma il numero 5 continua a essere uno dei migliori in campo. Il re della serata, però, è Patrick Cutrone, che segna un gol che vale molto più di una semifinale di Coppa Italia. Il numero 63, entrato al posto di Kalinic, non fa moltissimo ma alla prima occasione non sbaglia, dimostrando ancora una volta il suo DNA da attaccante di razza.
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Recuperare Lucas Biglia è una delle priorità del Milan e di Gattuso e una partita delicata come il derby, seppur di Coppa Italia, poteva essere il palcoscenico perfetto per sbloccare l'ex Lazio, ma l'argentino ha fatto ben poco per aiutarsi da solo e anzi ha giocato, ancora una volta, una partita ampiamente sotto la sufficienza. Lento, mai incisivo, subito ammonito per un fallo evitabile sulla trequarti nerazzurra, Biglia non è mai riuscito a incedere sulla partita. Nel secondo tempo è cresciuto, è vero, ma non si può negare l'evidenza: la partita di Leonardo Bonucci è stata più vicina a quelle di inizio stagione che non a quelle viste ultimamente. Tanti i lanci provati, pochissimi quelli andati a segno per il Capitano che però, fortunatamente, non è stato protagonista di gravi errori in difesa.
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Alla vigilia Rino Gattuso aveva chiesto al Milan una prova di maturità e soprattutto una prestazione di livello, non per 25 minuti, ma tutto il match e si può dire, senza indugi, che la squadra lo ha ascoltato, almeno in parte. Il Milan di questa sera non è una squadra scintillante, ma gioca una partita gagliarda per ampi tratti. Merito anche di una condizione fisica in netta crescita e qui gli applausi vanno proprio all'allenatore, che tanto ha insistito su questo aspetto. Due le novità di rilievo, Biglia nel ruolo di regista e Bonaventura nel tridente offensivo. Il primo, purtroppo, ancora non convince, mentre il secondo dimostra ancora una volta di trovarsi a suo agio nei tre là davanti.
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