Stasera c'è uno dei match più importanti degli ultimi mesi: Spagna-Italia, che vale l'accesso al Mondiale. Chi vince è quasi certo di qualificarsi, chi ne esce con le ossa rotte dovrà vedersela agli spareggi. Appare ottimista Arrigo Sacchi, ex commissario tecnico e allenatore del Milan, che è convinto che alla fine gli azzurri andranno senza troppi problemi al Mondiale. Intervista da "La Gazzetta dello Sport", ha detto la sua sulla partita di stasera.
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Sacchi: “Spagna evoluta dopo il mio 5-0 al Real con il Milan”
Spagna-Italia, due filosofie che non si incontreranno mai: "Spero non sia così. Ormai anche da noi molti tecnici pensano che il calcio non sia solo un fenomeno sportivo. È bellezza, spettacolo, emozione, arte. Metafora della vita, sa replicare pregi e difetti della società che rappresenta".
Sulla nostra società: "Non abbiamo mai definito il calcio. Lo pratichiamo come 2000 anni fa, in stadi simili a quelli degli antichi romani, dove non a caso si urla 'devi morire'. Abbiamo sviluppato agonismo e determinazione feroci che hanno compensato le nostre lacune storicamente. Altrove vincere senza merito non è vincere. La Spagna insegue la perfezione, che non essendo raggiungibile porta sempre a miglioramenti".
Prima vinceva l'Italia: "C'era poca differenza e il nostro carattere prevaleva. Erano sulla strada giusta, ma inseguivano lo spettacolo individuale. Il salto di qualità dopo che il mio Milan ha dato una lezione totale al Real Madrid. Lì hanno capito che il calcio non si interpreta individualmente".
Sulla nuova Spagna: "Con l'arrivo di Rijkaard e Guardiola al Barcellona hanno iniziato a migliorare. Hanno iniziato a giocare di collettivo sia in fase di possesso che di non possesso. Avevano tecnica, hanno imparato il pressing. Rischiano di più. Chi avrebbe fatto giocare Carvajal di 1,70 contro Mandzukic a Cardiff da noi? Ma non è un problema se si pensa che il calcio è sport di squadra".
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