Clarence Seedorf, ex giocatore e allenatore rossonero, ha rilasciato un'intervista a Milan TV. Ecco le sue parole: "Oggi i social sono molto importanti e belli, però credo sia importante usarli in maniera corretta. Certamente con la vita che faccio era giusto scegliere il momento corretto. Sono parte della famiglia social anche io".
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Seedorf: “Il ritorno al Milan? La situazione era già molto turbolenta”
Su Beckham: "Eravamo sempre uno di fianco all'altro sui pullman prima delle partite. Non ci sentiamo spesso, ma quando lo facciamo è sempre con molto affetto. E' un ragazzo dolce. Mi ricordo che prima di firmare con il Botafogo mi sono allenato una settimana a Los Angeles e lui mi portava agli allenamenti con la squadra. E' un rapporto di grandissimo rispetto e un'amicizia vera nel calcio, dove non è facile trovarne".
Su Maldini: "Ci vediamo e sentiamo spesso. Il rapporto si è rafforzato da quando abbiamo smesso di giocare. Paolo per me rappresenta molto più di un calciatore, perchè la sua longevità di carriera dev'essere un esempio per i giovani e non solo di comportamento e di stile. Abbiamo valori simili nella vita".
Una definizione per il Milan: "Vincente. Non si può sempre vincere, ma essere vincente sì. Anche quando si perde puoi esserlo, per come affronti le partite e quanto sei competitivo. Non devi abbatterti nelle difficoltà, anzi, trovare più coraggio ancora. Questo per me significa essere vincente quando dico Milan".
Sul derby: "Si sente appena appena nell'aria che ci sarà il derby (ride, ndr). Per me è molto facile dirne uno preferito, anzi no. Ce n'è stato uno in cui abbiamo vinto 3-2 in rimonta con mio gol. Ho deciso di calciare in quel modo da quando ho stoppato il pallone prima di accentrarmi. Da lì ho lasciato andare il tiro e per fortuna Kakà è stato bravo ad abbassarsi. Perchè mi sarei arrabbiato molto se me l'avesse fermato. Sento spesso Toldo, che era in porta in quella partita e ogni tanto ci prendiamo in giro. L'altro derby è stato la semifinale di Champions League del 2002/2003, un'emozione molto forte. Sono state due partite molto sofferte ed equilibrate, però abbiamo portato a casa il derby. E poi siamo andati ad Old Trafford a portare a casa la Coppa contro la Juventus".
Sul cambiamento: "I cambiamenti prima o poi avvengono per tutti e i cicli finiscono per tutti. L'era Berlusconi è un'era piena di gioie e trofei che rimarranno nella storia del calcio per sempre. 30 anni sono tanti. Quando sono tornato da allenatore al Milan era già una fase molto turbolenta della società, quindi il cambiamento era quasi inevitabile. E' avvenuto e mi sembra che la nuova proprietà e il nuovo manager abbiano idee ben chiare. Hanno impostato una squadra, ora serve lavorare con dedizione e forza per riproporre un Milan competitivo ai massimi livelli in Italia e in Europa. Ci vuole tempo per queste cose, anche se nel calcio moderno ce n'è sempre di meno. Il DNA del Milan non sparirà da un giorno all'altro e speriamo che torni dove i tifosi possono godere di emozioni, non solamente vincere. Ho imparato a conoscere il tifoso milanista. Il tifoso vuole poter sognare con queste vittorie. Speriamo possano tornare a farlo presto".
Sul futuro: "Mi piace lavorare nel mondo del calcio, sicuramente. Fare l'allenatore è un'altra cosa che stiamo valutando".
Un saluto ai tifosi del Milan: "E' sempre un piacere collegarmi con i tifosi. Li ringrazio sempre per tutto il calore quando vado per strada e non solo. Sostenete sempre la squadra, specialmente in questo momento di ricostruzione. Il Milan sarà sempre il Milan grazie a voi".
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