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Sigmund Freud diceva che per cominciare a vivere, a volte, serve "uccidere il padre". C'è chi lo fa con delicatezza e chi invece con una pugnalata. Il modo in cui la Roma ha dato il benservito a Francesco Totti è una via di mezzo, una serie di cose non dette, ma intuibili, viziato anche dal rapporto inesistente tra il capitano giallorosso e Luciano Spalletti, scrive La Gazzetta dello Sport. Totti, però, non è l'unico che saluterà "male" la propria gente. Sono tante le bandiere che hanno detto addio non nel modo che avrebbero immaginato.
Impossibile non citare Paolo Maldini, che seppure è stato onorato dalla società con il ritiro della maglia e con una grande festa a San Siro, si è visto al momento del saluto fischiare da un gruppo di tifosi in Curva Sud, che lo accusavano di non averli rispettati. Poi, inoltre, il Milan è rimasto sempre lontano per Maldini. Prima non c'era spazio nell'era di Adriano Galliani, ora con i cinesi non c'è mai stato feeling. Sorte più simile a quella di Totti è toccata ad Alessandro Del Piero, che propose di firmare in bianco, ma Andrea Agnelli non accolse la proposta. Di bandiere così, però, ce ne sono tante: da Gigi Riva a Giancarlo Antognoni, ma all'estero anche Iker Casillas e Raul, scacciati dal Real Madrid.
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