Carlo Ancelotti, ex tecnico del Milan, è intervenuto ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport' per parlare del momento dei rossoneri. Tanti i temi trattati, tra cui la figura di Gennaro Gattuso e il suo significato per la squadra. Ecco le sue parole rilasciate al quotidiano rosa:
archivio2018
Ancelotti: “Gattuso? Come un fratello. Quando vince il Milan esulto”
Ancelotti dica la verità: se l'aspettava che Gattuso, in poco tempo, riuscisse a far rinascere il Milan?
"Sinceramente ci speravo, ma non ne avevo la certezza. Quando si subentra in panchina ci sono sempre molte incognite, molti dubbi, molti ostacoli da superare. Rino è stato bravo a dribblare le difficoltà e a farsi seguire dai giocatori".
Alla fine ciò che conta veramente è come i giocatori ti accettano, giusto?
"Proprio così. Se riesci a essere credibile ai loro occhi, allora puoi ottenere qualsiasi risultato".
E Gattuso si è reso credibile?
"Di più, mi sembra. Lo vedo come un autentico condottiero. Ha in pugno il gruppo, i ragazzi andrebbero nel fuoco per lui, e questo aspetto è determinante nel calcio e, in generale, nella vita. Gattuso è l'anima del Milan e i giocatori mettono a disposizione le loro conoscenze e le loro energie per arrivare al successo: è la strada giusta".
Lei che lo conosce così bene, ci racconti che cosa l'ha colpita di più nel Gattuso allenatore.
"Seguo tutte le partite del Milan, d'altronde sono un vecchio romantico, e quando vinciamo esulto anch'io come una volta. Non c'è una cosa in particolare che mi ha colpito di Gattuso allenatore, però l'altra sera mi aspettavo che la bandierina riuscisse ad aggiustarla con il nastro adesivo...Ecco, a ripensarci adesso è l'unica mossa che non gli è riuscita: per il resto non ha sbagliato nulla".
A parte gli scherzi, dove l'ha sorpresa?
"Ha impiegato poco tempo a creare l'alchimia giusta. A volte servono mesi, anni. Rino, invece, ci ha messo un mesetto, ma è stato avvantaggiato...".
Da che cosa?
"Dal fatto di aver fatto parte del Milan, di conoscere la storia di questa società. Non c'è angolo di Milanello che abbia segreti per lui. Rino è stato un pilastro del Milan, che si rifaceva a una precisa filosofia di gioco e gestione. Ora, con molta saggezza, sta cercando di riportare quei valori al centro del progetto. Si va lontano soltanto se la società, la squadra e l'ambiente, inteso come pubblico, sono un blocco unico e camminano nella stessa direzione. Quando ci sono scollature, i risultati sul campo non arrivano.
Si pensava che Gattuso fosse un allenatore tutto grinta, determinazione, fatica e sudore. invece ricerca qualità, il bel gioco.
"Se uno ha giocato come mediano e ha fatto della sua grinta il suo punto di forza, non è che da allenatore debba riproporre lo stesso cliché. Altrimenti uno che ha gatto il portiere che cosa fa: mette undici uomini in porta? Il calcio, purtroppo, vive di stereotipi e luoghi comuni. Gattuso ringhiava quando giocava, dunque deve ringhiare anche quando allena. Balle. Rino ha studiato e ha fatto gavetta, ha sudato, ha conosciuto le amarezze e le difficoltà. E adesso, siccome ha il materiale umano che glielo consente, propone il calcio che piace a lui. Un calcio di possesso, sempre equilibrato, con l'obiettivo di farsi apprezzare dalla gente".
Biglia, Calhanoglu, Suso. Un po' come Pirlo, Seedorf e Kakà?
"Non esageriamo, i valori tecnici sono diversi. Però la strada è la medesima. Costruire un gioco sulla base delle qualità tecniche dei singoli. Nel Milan di Rino, lo ammetto, rivedo i concetti del mio Milan. Poi d'accordo, gli interpreti non sono gli stessi, ma non si può mica avere tutto dalla vita...".
Si sente di dargli un consiglio?
"Sì, di ascoltare tutti, di ragionare su ciò che gli viene detto e poi decidere da solo. È questa la forza di un allenatore: avere le capacità di fare una sintesi di quello che gli viene proposto".
Consigli tattici, invece?
"Li conosce già. Il vecchio detto "quando fa freddo, copriti", è sempre valido. Così come quello che sostiene che quando abbiamo il pallone noi, non ce lo hanno gli altri...Sembrano banalità, ma, se ci riflettete, sono i principi fondamentali del calcio. E forse non soltanto del calcio".
Il Milan si schiera con un 4-3-3 nel quale i due esterni offensivi sono in realtà due mezzepunte. È un po' la copia del suo albero di Natale, no?
"Qualche differenza c'è, perché Seedorf e Kakà erano diversi per caratteristiche rispetto a Calhanoglu e Suso. Però, di base, c'è il desiderio di infoltire il centrocampo e di lasciare un uomo avanzato a gare la battaglia con gli avversari. Poi gli inserimenti da dietro fanno la differenza. Ma avete visto Bonaventura contro la Samp? Perfetta l'entrata in area sul cross da destra e stupenda stoccata finale! E Calabria? Quanto corre!".
Uno dei meriti di Gattuso è proprio quello di aver ridato fiducia a elementi che, prima, sembravano impauriti. Calabria, ma anche Bonucci, Romagnoli, Biglia.
"Mi ripeto: Rino ha toccato le corde giuste, si è fatto accettare dai giocatori che adesso lo seguono. Biglia era bravo alla Lazio, non poteva esser diventato un brocco cambiando maglia, no? Rino lo ha stimolato, lo ha coccolato, gli ha dato suggerimenti, e ora si vede che la cura ha funzionato. E dietro la coppia Bonucci-Romagnoli si muove molto bene, in sincronia, con i tempi giusti. Quanti gol ha subito il Milan di Rino? Pochi, pochissimi. Qui sta la chiave: squadra compatta, blocco unito, tutti che si aiutano...".
Già, e lui, Gattuso, che a bordo campo fa un po' di cinema.
"Rientra nel personaggio. È il suo carattere: se non vivesse le partite in quel modo, non sarebbe Gattuso. Ma questo fa parte del bello del calcio. Se a comportarsi così fosse un allenatore straniero, si direbbe che uno ha stile. Siccome è Gattuso, si dice che fa del cinema. Guardiamo la sostanza, che nel calcio è l'unica cosa che conta: Rino ha risollevato il Milan, dandogli un gioco e un'identità. Io sono felice per lui e per tutti i tifosi rossoneri. Tra i quali, se permettete, mi ci metto pure io".
Ora c'è il rischio di illudersi troppo.
"Conoscendo Rino, è un pericolo che non esiste. Lui è uno che non si accontenta mai. Anche quando giocava, pur non essendo particolarmente dotato tecnicamente, ricercava la perfezione. È un martello. Prima con se stesso e poi con gli altri. Quante volte, in campo, urlava a Seedord, a Kakà o Inzaghi! Quanto volte era lui a guidare il pressing! Credetemi, Rino è uno che non molla mai e, soprattutto, è uno che non dà nulla per scontato. Sono sicuro che dopo la vittoria sulla Samp si è messo subito a preparare la prossima partita. Sa che nel calcio se vinci sei un bravo ragazzo, e se persi sei...Fate voi la rima, ma il concetto lo avete capito...".
Questo Milan può arrivare in zona Champions League?
"Se continua su questi ritmi, sì. Però non mettiamo troppa pressione, ragioniamo partita per partita. Per conquistare la Champions bisogna che quelli davanti frenino. I rossoneri hanno il dovere di farsi trovare pronti nel caso in cui Roma, Lazio e Inter avessero qualche difficoltà. Visto da dove è partito, comunque, è già un grande risultato essere qui a parlare di Chmapions. Vi ricordate la depressione di qualche tempo fa?
Bisogna fare la corsa sull'Inter e sulle romane?
"Per il Milan arrivare davanti all'Inter sarebbe un grandissimo traguardo. ma in questo momento vedo i nerazzurri molto in difficoltà e, se si vuole raggiungere la Champion, probabilmente bisogna programmare la rincorsa su Roma e Lazio".
Mandi un messaggio a Rino.
"Ci sentiamo spesso, per me è come un fratello. Abbiamo condiviso tanto. Tutto, direi E i suoi successi, lo dico dal profondo del cuore, sono anche i miei. Adesso gli direi: accetta gli elogi che ti arrivano, ma dimenticateli in fretta. E ricordati che chi ti fa i complimenti, domani è pronto a criticarti".
TI POSSONO INTERESSARE ANCHE:
SEGUICI SU: /// /// /// ///
© RIPRODUZIONE RISERVATA