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Francesco Antonioli, 48 anni, oggi preparatore dei portieri del Cesena, ha vinto da calciatore 2 Scudetti con il Milan (1992 e 1993) ed uno con la Roma (2001). Chi meglio di lui, dunque, ex estremo difensore tanto dei rossoneri quanto dei giallorossi, per introdurre la sfida di venerdì sera a 'San Siro' e parlare della ? Queste le parole di Antonioli a 'La Gazzetta dello Sport':
Come giudica il momento Donnarumma?«È un ragazzo di 19 anni che può avere delle difficoltà, ma ha delle doti incredibili. Occorre lasciarlo crescere, anche lasciarlo anche sbagliare. Poi eventualmente toccherà all’allenatore decidere se sia meglio fermarlo per un po’ o meno. Per ora non sta riuscendo a esprimere il suo potenziale. Tecnicamente, a volte potrebbe impostare la parata in un altro modo, magari spinge troppo anche con la palla vicina tendendo così più a respingere, però si vede che con Fiori, il nuovo preparatore, sta cambiando qualcosa, anche se occorre tempo per meccanizzare i movimenti».
Forse ha avuto troppi elogi a inizio carriera?«Quello sì, ma è un difetto dell’Italia. Il primo giovane che fa delle partite fatte bene, diventa il nuovo Gianluigi Buffon. Di sicuro a 16 anni ha mostrato peculiarità importanti. Secondo me adesso paga anche tutte le polemiche dell’anno scorso sul rinnovo».
È ingombrante avere un secondo come Pepe Reina? «No, anzi. A me la concorrenza di uno bravo mi è sempre piaciuta, perché ogni partita alla fine è un esame per noi. Siamo sempre sulla graticola».
Roberto Mancini potrebbe avere problemi per la Nazionale?«Per me no. Finita l’era di un monumento come Buffon, ci può essere anche l’alternanza in porta a seconda della forma».
E su Olsen che ne pensa? «Mi sembra un buon portiere, ma è difficile raccogliere l’eredità di uno come Alisson. Tutti si aspettano la stessa cosa, ma hanno caratteristiche differenti. Per me migliorerà molto col fatto che si può allenare con un preparatore come Savorani; noi in Italia siamo molto fissati per la tecnica. Dovrà acquisire nuovi movimenti. Bisognerà vedere che voglia avrà di crescere e quanto tempo ci impiegherà. Si dovrà avere pazienza. Alisson ha fatto bene l’anno scorso, ma prima faceva il secondo. Evidentemente a lavorare con i preparatori italiani si cresce».
Ha ragione la Roma quando dice che, se per un portiere arriva un’offerta di una settantina di milioni, bisogna venderlo?«A meno che tu non sia il PSG, secondo me sì. Ci sono portieri che possono sostituire Alisson».
Più difficile giocare nel Milan o nella Roma? «Forse a Roma sono meno equilibrati sui risultati: se vai bene per qualche partita vinci lo scudetto. A Milano invece sono più equilibrati, probabilmente perché sono più abituati a vincere».
In carriera ha ottenuto quello che ha meritato? «Sono molto realista, evidentemente doveva andare così. Ho avuto due gravi infortuni, il primo dei quali a 21 anni, quando la mia carriera decollava. Ma ho sempre scelto io quello che volevo fare e quindi mi ritengo fortunato».
Si ricorda quando nel 2001, contro il Perugia, Francesco Totti andò sotto la Sud per difenderla dalle contestazioni? «Certo, anche in quel caso le critiche furono eccessive. Ero dispiaciuto perché a volte mi parevano gratuite, ma ero tranquillo perché lavoravo bene».
Sentimentalmente, è rimasto più legato a Milan o Roma?«Più alla Roma, perché ho vissuto da protagonista l’anno dello Scudetto».
Come vede ? «Le metto sullo stesso piano. Sarà una bella partita, con due bravi tecnici in panchina. Eusebio Di Francesco, poi, era già un mezzo allenatore anche quando giocavamo insieme».
Da portiere temerebbe più Gonzalo Higuaín o Edin Džeko? «Impossibile da dire, L’argentino sembra più implacabile, ma mi pare che anche l’altro ormai faccia cose straordinarie, come il gol al Torino».
Chiudiamo con un sorriso: lei a Roma era soprannominato Batman, adesso invece tocca a Robin (Olsen): strano, vero?«Un po’, ma speriamo che faccia cose importanti anche lui».
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