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Bonucci: “Mio figlio ha ruggito prima dell’operazione”

Stefano Bressi

Parla della propria vita privata il capitano del Milan, Bonucci. Dall'operazione del figlio Matteo fino ai propri rapporti personali. Ecco le sue parole.

Lui si chiama Leonardo Bonucci, abbreviato Leo. Il figlio Matteo, ma ha dimostrato di essere un piccolo leone quando ha affrontato una complicata operazione con coraggio e prima di entrare in sala operatoria ha ruggito al papà, quasi per dare lui coraggio al capitano del Milan. Ai microfoni di VanityFair, Bonucci ricorda quei momenti difficili e parla anche di tanti altri aspetti della propria vita privata. Ecco le sue parole: "Prima di entrare in sala operatoria mi ha guardato e mi ha fatto il verso del leone. È il ricordo più nitido di quei giorni terribili".

Era un gioco tra di voi?

«Io gli dicevo sempre che era il mio leone. Quindi, nonostante la situazione, ha trovato la forza per farmi un ruggito».



Immagino sia stato il momento in cui ha avuto più paura in vita sua.

«Pensare che eravamo tutti insieme, dopo l’Europeo. Ci siamo svegliati la mattina e Matteo si comportava in maniera strana. Allora siamo andati in ospedale e ci siamo usciti dopo 25 giorni».

Ricorda i pensieri dei quel periodo?


«La scala delle priorità cambia, guardi le cose da un’altra prospettiva. Nella sfortuna, abbiamo avuto la fortuna che tutto si sia risolto per il meglio: episodi così ti uniscono ancora di più».

I leoni tatuati sulla spalla sono i suoi figli?


«Sì, li ho fatti passata la paura. Quello più “coraggioso” è Matteo. Mentre quello più attento, curioso, è Lorenzo».

Anche Lorenzo però è stato coraggioso a mettersi la maglia del Torino durante il derby.

«Mia moglie non mi aveva detto né che lui gliel’aveva chiesta né tantomeno che lei gliel’aveva comprata. Così, quando io gli ho detto mettiamoci la maglia della Juventus per vedere la partita, lui mi ha detto “no, io ne ho un’altra”».

E lei?


«Nulla, me lo sono visto apparire dalla camera vestito granata. Mi sono fatto una risata e gli ho fatto la foto che poi ho postato sui social».

Gli stessi social dove in estate è stato bersagliato. Lei legge i commenti? Ce n’è uno a cui avrebbe voluto rispondere?


«Sì, io leggo quasi tutto. E quando ti insultano la famiglia, sopratutto dopo che hai passato certe cose, ti sale il veleno dentro. Vorresti andarli a prendere a casa, poi magari sono gli stessi che ti chiedono un selfie se ti incontrano».



E’ stato bravo a fermarsi.

«Certo, bisogna farsi scivolare addosso certi commenti e concentrarsi sul resto. I social sono pericolosi, ma possono essere anche importanti per far passare messaggi positivi».

Lei li usa molto. E ora lancia una nuova piattaforma web.


«Sì, è stata mia moglie Martina a portarmi dentro il mondo H-FARM dove ho trovato un grande gruppo. La parola d’ordine sarà interattività».

Ossia?

«Ci sarà anche un cartone animato, “Big”, un sorta di alter ego col quale racconterò aneddoti della mia vita su richiesta dei tifosi».

Anche le presunte liti negli spogliatoi con alcuni compagni?


«Ci saranno anche aneddoti di campo. Ma non c’è niente di vero in tutto quello che è stato scritto riguardo all’intervallo della finale di Champions».

Per lei sarà comunque un’occasione per essere da esempio. Già lo era stato nel video di Benji e Fede, dove interpretava un supereroe che combatte il bullismo.

«Mi sono divertito anche se non sono un bravo attore. Poi tutti quei ragazzi nell’oratorio, mi hanno ricordato la mia infanzia: anch’io passavo i pomeriggi in un oratorio a Viterbo».

E’ mai stato vittima di episodi di bullismo?


«Per fortuna no, ho sempre avuto una personalità forte. Leggendo i giornali oggi ti metti paura, è un tema che va affrontato».



Il suo supereroe chi è?

«Mio fratello maggiore. Anche se quando ero piccolo mi metteva in porta e iniziava a tirare: un giorno mi ruppe il mignolo della mano».

E con i suoi genitori che rapporto ha?

«Da mia mamma ho preso il carattere, lei è una che non vuol mai perdere. Mio papà invece ha il merito di avermi lasciato crescere libero».

Non le diceva mai cosa fare in campo?

«Assolutamente no, si metteva da parte in tribuna. Sia che giocassi bene, sia che giocassi male lui non diceva nulla».

Bisogna dire che è maturato in fretta.

«Merito di mia moglie. Anche se all’inizio, quando ci siamo conosciuti, non ci siamo piaciuti subito. Per fortuna abbiamo perseverato ed è scoccata la scintilla».



Ha un ricordo in cui sua moglie è stata particolarmente importante?

«Il primo anno alla Juventus, quando spesso andavo in panchina e non ero contento del rendimento. Stavo per trasferirmi a San Pietroburgo, lì mi è stata vicina ed è stata fondamentale».

Le è stata vicina anche dopo l’esclusione dal Mondiale, immagino. Cos’ha pensato quella sera a San Siro?


«Fino all’ultimo pensavamo di poter raddrizzare la partita. E’ stata una delusione incredibile anche per noi giocatori, ma lo sport a volte riserva pure delusioni».

Per il calcio italiano che futuro vede?

«Penso che avrebbe bisogno di persone come Tommasi, Maldini, Costacurta. Gente che conosce bene questo sport, che è stata una bandiera del movimento».

Quando appenderà le scarpette, vedremo anche lei in Federazione?


«Io voglio provare a fare l’allenatore. Ma prima, a carriera conclusa, voglio farmi qualche bel viaggio con tutta la famiglia. Prima tappa, il Perù».

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