Hakan Çalhanoğlu, numero 10 del Milan, ha rilasciato un'intervista esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' alla vigilia della finale di Coppa Italia di domani sera, ore 21:00 allo stadio 'Olimpico' di Roma, . Queste le dichiarazioni di Çalhanoğlu:
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Çalhanoğlu: “Voglio vincere la coppa: la Juventus si batte con testa e cuore”
Sull'emozione per il primo, possibile, titolo in carriera: «Parecchio, e anche molto carico. Peraltro è anche la mia prima finale: in Germania non sono mai riuscito ad arrivare in fondo a una competizione. E’ senza dubbio la partita più importante della mia carriera e mi sento pronto per affrontarla. Questa coppa voglio vincerla. Mi sento forte nelle gambe e nella testa, mi sento al top della condizione: sono tornato».
Sui suoi primi passi in Italia: «Vedevo tutto scuro. Non capivo la lingua e questo era il problema più rilevante a livello di ambientamento. In campo invece non avevo un’adeguata condizione fisica a causa della lunga squalifica. Poi è arrivato Gattuso ed è cambiato tutto».
Su Gennaro Gattuso: «Mi ha cambiato la mentalità e aiutato a capire quella italiana. E’ senza dubbio l’allenatore più importante della mia carriera. Mi ha migliorato in tutto, a partire dalle mie sicurezze. Mi ha fatto riacquistare la fiducia in me stesso. Mi ha permesso di godermi la vita privata perché inizialmente non uscivo nemmeno, restavo sempre chiuso in casa, non facevo niente che non fosse allenarsi. E la domenica il campo lo vedevo poco. Adesso invece gioco, vinco, esco e mi gusto anche il resto della giornata. Lui ha giocato, sa di cosa ha bisogno un calciatore. E poi in ogni allenamento cerca di trasferirci la sua mentalità, ci spinge a migliorarci ogni giorno».
Sul Gattuso 'psicologo': «Quando è arrivato mi ha parlato e mostrato alcuni video, ma in realtà sono stati colloqui abbastanza corti perché ho capito al volo quello che voleva da me. Ci siamo parlati non più di due o tre volte. Una frase in particolare che mi ha colpito? Quella più importante è stata: “Sei forte, libera la mente e gioca senza pensieri”. Ho fatto proprio così».
Sul rinnovo di Gattuso: «Ne sono felice, il club ha fatto scelta giusta perché lui può aprire un ciclo importante al Milan».
Sulla sua esperienza rossonera: «Guardi, io non posso che ringraziare tutti: mister, staff, compagni e tifosi. Nei momenti negativi mi hanno aiutato molto, avrebbero anche potuto scaricarmi e dirmi che non avevano bisogno del sottoscritto. Per me è stata la cosa più importante».
Su Vincenzo Montella: «Vorrei precisare che io non ho mai parlato male di Montella. Dico solo che ogni allenatore ha la propria filosofia. Non è certo un cattivo tecnico: semplicemente, una serie di piccole cose mi portano a dire che mi trovo meglio con Gattuso. Con lui parlo anche in inglese, mentre Montella per esempio parlava solo in italiano. A me piace parlare con gli allenatori, gli allenatori dovrebbero parlare spesso con i giocatori. E poi in campo mi lasciava poca libertà. Adesso gioco libero nella mente e nei muscoli».
Sulla lingua italiana: «Un po’ lo parlo, ho imparato cultura e tradizioni italiane perché bisogna conoscere non solo la lingua ma anche le persone. Sapere cosa vogliono da te».
Sugli obiettivi del Milan: «Vincere questa coppa. Sarebbe basilare riuscirci, è qualcosa che ci cambierebbe la mentalità e tutta la prossima stagione. Ci cambierebbe tutto. La partita di Torino, ma anche quella di Milano, ha mostrato che possiamo battere la Juve. Ce la possiamo fare. Le occasioni le abbiamo avute, io per esempio allo Stadium avevo preso una traversa. Conosciamo bene la loro forza, hanno grandi giocatori ma anche nel nostro gruppo c’è molta qualità».
Su quale giocatore toglierebbe ai bianconeri: «Douglas Costa, che tra l’altro conosco dai tempi tedeschi. E’ molto veloce, intelligente, può cambiare le partite, ma se giochiamo di squadra siamo in grado di fermarlo. E poi il radar non può essere solo su di lui».
Sui possibili uomini-partita del Milan: «Loro sono molto forti davanti, quindi dico che Bonucci e Romagnoli avranno un ruolo decisivo».
Su come si batte la Juventus: «Con la mentalità: è questo il fattore più importante. Con il collettivo. E poi col cuore. Vorrei una vittoria con un mio gol su punizione (ride, ndr). Sarebbe un sogno. Insomma, si aspettano tutti le famose punizioni di Çalhanoğlu e fino ad ora non ci sono ancora riuscito. Se ce la facessi, sotto questo aspetto potrei finalmente rilassarmi un po’...».
Su quanto pesa il numero 10 in un club come il Milan: «So che qui hanno giocato grandi numeri 10 e non è facile dire ora “sono il vero 10 del Milan”. Questo semmai lo diranno i tifosi. E’ un numero pesante, dico solo che sono sulla buona strada e posso essere un buon 10, ma devo ancora migliorare molto. Avere questo numero comunque per me non è un problema, il fatto che sia stato indossato da grandi campioni mi rende felice. Anche questo è un sogno».
Sulla possibilità che in futuro giochi davanti la difesa: «L’ho già fatto in Germania e credo di aver svolto un buon lavoro. Non è un problema: se mi metterà lì, giocherò lì. Lui sceglie e io gioco. So come maneggiare il pallone, Pirlo però è stato un maestro».
Sull'essere leader della squadra: «Non mi sento leader, perché in questa squadra sono tutti leader. Bisogna pensare in termini di collettivo, anche se so di poter magari cambiare il corso di una partita perché fa parte del mio modo di giocare. Però si vince e si perde tutti insieme».
Sulla sua migliore qualità in campo: «Mettere i compagni nelle condizioni di fare bene grazie ai miei assist. Cambiare il ritmo della partita a seconda delle esigenze: a volte può servire anche rallentare e controllare. Credo di avere la visione adatta per capire i vari momenti di una partita».
Sui suoi pregi e difetti fuori dal campo: «Sono una persona con una mentalità aperta a tutto. Trovo sia molto importante gustarsi la vita. E’ una sola e occorre godersela, perché domani magari potrei non esserci più. Non mi trovo grandi difetti, nel senso che non penso mai alle cose negative, sono un positivo di natura. Diciamo, molto banalmente, che non voglio mai perdere: è un difetto?».
Sul suo gesto quando esulta: è un bacio o un morso? «E’ un morso, perché i baci li mandano tutti, ma io non intendo farlo. Io in campo non bacio: mordo. Il bacio rappresenta amore, il morso invece la voglia. Quindi rappresenta me».
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