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Il Milan 2018-2019, totalmente rinnovato nella dirigenza e parzialmente anche nella rosa, si è presentato in campo, , praticamente come avrebbe fatto l'anno scorso, eccezion fatta per Gonzalo Higuain. Stando così le cose, è stato naturale che uno dei leader tecnici fosse uno dei protagonisti anche della passata stagione, quel Jesùs Suso che, anche quando non è in giornata, regala giocate di alto livello e propizia tutte le sortite offensive rossonere.
La sua partecipazione al gioco del Milan, da considerarsi fondamentale, è ormai innegabile, quel che manca semmai è quel salto di qualità che gli permetta di agire con continuità all'interno dei 90 minuti, trascinando così una rosa giovane anche attraverso i momenti di crisi senza invece farsi travolgere dall'avversario. Ed è questo che è accaduto contro il Napoli: se da una parte troviamo la partecipazione attiva a entrambi i gol, con un lancio illuminante a tagliare tutto il fronte d'attacco per Fabio Borini, nel primo caso, e il controllo difficoltoso seguito però poi dall'assist per Davide Calabria nel secondo, dall'altra parte la sua prova è stata opaca nella gestione dei tempi e dei palloni, soprattutto nel secondo tempo, quando il suo contributo sarebbe realmente potuto tornare utile alla causa rossonera.
Ampliando i suoi movimenti, soprattutto nei mezzi spazi dietro il centrocampo avversario, che nel secondo tempo formato da una linea da quattro, avrebbe potuto aprire il campo per la catena laterale destra, oppure proporsi attivamente nella gestione del pallone in una porzione di campo più lontana dalla porta e meno pericolosa per i rossoneri; senza contare che la sua capacità di proteggere la palla e nasconderla agli avversari avrebbe permesso al Milan di rallentare i ritmi e non farsi prendere d'infilata dall'entusiasmo partenopeo.
Insomma, nonostante sia definito una delle stelle dell'organico rossonero, ed è un assunto difficile da negare, la sua leadership è ancora acerba vista l'incapacità di dare continuità alla prestazione all'interno di tutta la partita. La sua crescita passa anche dalla gestione di questi momenti e, in quello che può essere l'anno della definitiva consacrazione, è questo dunque il percorso da seguire se vuole prendere in mano, in tutto e per tutto, questo nuovo Milan.
Di Valerio Paini
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