Fare un po' di chiarezza nel "mare magnum" delle informazioni è cosa buona e giusta. Specie quando gli argomenti da trattare sono estremamente delicati, tali da mettere a rischio - si spera di no - la sopravvivenza di una delle società sportive più longeve e gloriose del panorama calcistico internazionale. Parliamo del Milan, ovviamente. E l'oggetto della questione, ormai più che risaputo, riguarda la famigerata (attesa tra circa dieci giorni) che deciderà se i rossoneri potranno partecipare o meno alla prossima edizione dell'Europa League. Prendiamo quindi spunto dall'articolo pubblicato sul Corriere dello Sport per analizzare il momento del Milan. E facciamo un passo indietro.
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CorSport – Il Milan ad Elliott? Ecco i possibili scenari
Lo scorso 22 maggio la società di Yonghong Li subisce una stangata: la Uefa dice 'no' al settlement agreement. In sostanza, il principale organo europeo di calcio ritiene che la società capeggiata dall'imprenditore cinese non abbia offerto abbastanza garanzie per rientrare nei parametri del Fair Play Finanziario. Tale decisione, presa dalla Camera investigativa della Uefa, fa riferimento al triennio 2014-2017, un periodo che termina esattamente il 30 giugno 2017. Quindi si riferisce al periodo antecedente all'avvento di Li e, di conseguenza, al mega mercato operato dal duo Fassone-Mirabelli (circa 230 milioni di euro investiti). Stando a questo, la Uefa avrebbe potuto concedere il "patteggiamento".
Cosa non è andato bene? Perché non concederlo? Perché il Milan non ha la liquidità necessaria per far sì che il piano economico presentato da Yonghong Li alla Uefa risulti accettabile. Tradotto: per l'organo europeo il Milan non riuscirebbe a rientrare nei parametri finanziari imposti dalla Federazione. E dunque i rossoneri rischiano una dura sentenza: la peggiore è quella di restare fuori dalle competizioni europee. E quindi, da questo punto di vista, bisogna soltanto aspettare (e sperare nel bene).
Stando alle colonne del Corriere dello Sport la sentenza è attesa - con meno ansia, ma stesso interesse - anche oltreoceano. Perché in America c'è Elliott. O meglio, Paul Singer, fondatore e azionista della Elliott Management Corporation, il fondo americano che ha prestato 303 milioni di euro a Yonghong Li, utili per comprare il Milan. L'imprenditore cinese dovrà restituirli entro ottobre: fra interessi, compensi fissi e costi operativi, il totale ammonta a circa 380 milioni di euro.
Da questa situazione dunque Elliott sicuramente ne esce vincitore, in qualunque caso. Se Li riesce a saldare il debito, il fondo americano incassa circa 70/80 milioni di euro di interessi. In casa contrario, Elliott diventa proprietario del club rossonero. E quindi? Come si è comportato Elliott in passato in circostanze simili? Ha a disposizione diverse possibilità. La peggiore per il Milan sarebbe quella di vendere il vendibile per risanare il debito e rientrare dunque dal prestito. Oppure potrebbe rimanere a capo della società, magari al fianco di un partner; o venderla al migliore offerente; oppure investendo, nel rilanciare la società con l'obiettivo di venderla in un secondo momento. In questo ampio spettro di possibilità potrebbe convenire dunque trovare un nuovo acquirente e saldare definitivamente il debito con Elliott.
Dall'America intanto, sponda New York Times - come riporta sempre il Corriere dello Sport - sono già sicuri: "Il Milan sarà fuori dall'Europa League". Ma la Camera Giudicante, l'organo al quale spetta la decisione finale - per capirci, alla pari della nostra Corte di Cassazione - sembra non abbia ancora esaminato le carte. Per richiamare un film di Massimo Troisi: "Non ci resta che... sperare".
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