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L'ultimo anno è stato decisamente complicato con Roberto Donadoni, continuamente criticato e in lite anche con i tifosi. Alla fine è arrivato l'esonero dal Bologna e , che a differenza di Donadoni ha avuto anche la possibilità di allenare i rossoneri. Intervistato da "La Gazzetta dello Sport", l'allenatore ex Milan ha parlato di diversi argomenti, compresi i rossoneri.
Se il Bologna giocava così male: "È una squadra che sta crescendo piano. Non credo ora abbia come obiettivo l'Europa, anche se mi auguro ci arrivi. Non vivo di rivincite con sfortune altrui. Abbiamo raccolto ciò che si poteva".
Sul futuro: "Valuto con grande serenità, non so che farò".
Su Destro: "Ha grandi potenzialità, gli è mancata la grinta per il salto di qualità".
Su Verdi che aveva detto no al Napoli: "Ho sempre detto che restando al Bologna aveva fatto la scelta più corretta, nei confronti di squadra e tifosi".
Se ripeterebbe la frase su Real e Barça: "Sì, sono stato equivocato. Era un invito a prendere coscienza che in Italia ci si diverte poco".
Se il suo difetto è la troppa normalità: "Sono così, non posso snaturarmi. Faccio fatica ad avere una doppia personalità".
Se è per questo che non ha mai allenato una big: "Bisognerebbe chiederlo ai dirigenti".
Perché il Milan non ha mai pensato a lui: "Forse non mi ha mai ritenuto all'altezza o ha pensato altri fossero meglio".
Sui problemi societari del Milan: "Ora sono più tranquillo, Elliott è un gruppo serio. Anche il ritorno di Leonardo è un fatto positivo. Da quando giocavamo insieme lo considero preparato e intelligente. Parla cinque lingue e ha una marcia in più".
Su CR7: "Un bene per tutto il movimento".
Se lo Scudetto è già della Juve: "Si dice ogni anno, eppure il Napoli ci è andato vicinissimo. Ci riproverà".
Il pensiero su De Laurentiis: "Dissi che non sapeva niente di calcio, ma è passato del tempo, ha fatto esperienza e ha costruito una grande squadra".
Su Spinelli e il Livorno: "Mi fa piacere che uno come lui abbia riconosciuto che si può sbagliare, ha dimostrato grande sensibilità".
Se tornerebbe al Livorno: "Piazza importante, ma aspettiamo che torni in Serie A".
Su Cellino: "Lasciamo perdere, guardiamo avanti".
Su Saputo e il fuoco dentro: "Non vedo l'ora di ricominciare".
Quanto si sente bergamasco: "Tantissimo. A Bergamo ho avuto allenatori che mi hanno fatto diventare ciò che sono".
Se l'Atalanta è un esempio: "Certo. Per la gestione, il lavoro con i giovani, gli investimenti nelle strutture. Circolo virtuoso che paga".
Sul pareggio col Sarajevo: "Ci sono le condizioni per passare il turno".
Sull'esperienza in Nazionale: "Abbiamo battuto la Francia all'Europeo e siamo stati eliminati dalla Spagna che stava per cominciare il dominio assoluto. Non potevo fare meglio di Lippi. Non ho rimpianti, neanche aver rinunciato a una buonuscita da mezzo milione".
Su Ventura: "Quando ci si assume la responsabilità di fare il CT essere criticato duramente è un'eventualità da prendere in considerazione. Dopo non serve scaricare le colpe sugli altri".
Sul rifiuto per il dopo Conte: "Allenare la Nazionale è l'ambizione più grande. La proposta di Tavecchio era importante economicamente, ma ho voluto onorare l'impegno preso con il Bologna".
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