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Ci siamo quasi. Due giorni ancora e poi il Milan saprà con certezza se il prossimo anno giocherà l'Europa League oppure no. Per giovedì, infatti, , che potrebbe confermare o ribaltare quella della UEFA. Di questo abbiamo parlato con Giovanni Capuano, che in esclusiva ai microfoni di PianetaMilan.it ha rilasciato le seguenti dichiarazioni sulla situazione rossonera.
Come ti aspetti che andrà la sentenza UEFA?
“Credo che il Milan abbia delle carte maggiori da giocarsi rispetto alle prospettive che aveva due settimane fa. Perché il fatto che sia sparito dall'orizzonte Yonghong Li toglie di mezzo uno degli elementi che più aveva influito sulla decisione della UEFA, questo è un dato oggettivo e quindi un qualcosa di cui dobbiamo tenere conto. Anche se non è nemmeno escluso che nelle procedure del TAS in realtà alla fine si vada poco nel merito della questione e si valuti più che se ci sia stato un errore nei due gradi di giudizio precedenti. Gli unici che, fin qui, al TAS, siano stati in grado di ribaltare una sentenza negativa per il Fair Play Finanziario sono stati i serbi del Partižan Belgrado, ma per arrivare a quella sentenza furono costretti a portare dei documenti che, di fatto, ribaltavano il motivo per cui erano stati esclusi. Devo però anche dire che, da quello che ho colto, non si respira un eccessivo ottimismo avvicinandoci alla data del 19 luglio. E, fin qui, tutte queste previsioni si sono poi rivelate azzeccate”.
In caso di un ribaltamento della sentenza, la UEFA come si muoverebbe?
“Andrà letto eventualmente cosa scriverà il TAS. Io credo che sia molto semplice: il Milan, evidentemente, deve essere sanzionato per la gestione dal 2014 al 2017 e nessuna sentenza, tanto meno quella del TAS, potrà cancellare questo principio. Dunque quello che potrebbe accadere, se il TAS entrasse nel merito, e ribaltasse i due giudizi della UEFA, è rispedire tutto il dossier indietro per un Settlement Agreement. Il che significa che il Milan entrerebbe subito nel regime di sanzione controllata per le prossime tre-quattro stagioni, sul modello di quello che è successo, e sta succedendo ancora, ad Inter e Roma e da lì comincerebbe subito un percorso di riallineamento con dei paletti più stringenti per riportare il Milan dentro le norme del Fair Play Finanziario. Se, invece, dovesse restare l'esclusione dall'Europa League, il Milan salterebbe la prossima stagione europea: a quel punto si vedrebbe chiudere il capitolo che riguarda la gestione di Silvio Berlusconi e si potrebbe pensare di immaginare un passaggio alla UEFA per chiedere, con la nuova proprietà, un Voluntary Agreement. Quello che un anno fa è stato fallito con Yonghong Li e dal quale poi si è originata tutta la vicenda che ha portato all'esclusione”.
Cosa si deve augurare un tifoso del Milan, a questo punto? Un anno fuori dall'Europa e sperare in un Voluntary Agreement 'morbido' o giocarsi l'Europa rischiando di rimanere per anni nelle paludi del Settlement Agreement?
“Il Milan vuole cercare di rientrare in Europa League. L'abbiamo capito, non fa questo tipo di valutazione. Ritiene che il danno di immagine sia superiore ad ogni altro tipo di ragionamento ed è una posizione che, ovviamente, va rispettata. Io credo che, in realtà, al Milan converrebbe tenersi le mani libere e chiudere la partita sul triennio berlusconiano con l'esclusione dall'Europa League, che non è un dramma, né sportivo né economico: ci sono club che, per intenderci, pur di non fare l'Europa League, nei finali di stagione rallentano vistosamente la loro marcia. È un danno sui ricavi di circa una ventina di milioni di euro, ma ci sono studi economici, indipendenti, che raccontano come tutti i club che, in una stagione, hanno fatto l'Europa League e, in quella successiva, sono rimasti fuori dall'Europa, in realtà hanno avuto un impatto addirittura positivo sul bilancio. Perché ovviamente, poi, scatta tutta una serie di misure su riduzione dei costi che portano ad avere un impatto positivo. Io penso che al Milan converrebbe chiudere la partita con la UEFA su quel triennio e poi vedere se ci sono i margini per vedere di chiedere un Voluntary Agreement, che ha meno paletti e più margini di investimento per la nuova proprietà. Non è un percorso scontato, perché le norme sono da interpretare, ci è già passato prima il Milan e si è già scottato una volta: il Voluntary Agreement non è mai stato concesso, comunque il Milan verrebbe da una sanzione e quindi le norme della UEFA dicono che, in teoria, cadrebbe uno dei presupposti per cui si possa chiedere ma, da quello che ho capito, in realtà poi la UEFA avrebbe interesse a fare un ragionamento con la nuova proprietà del Milan. È anche vero che tutto questo resta in piedi se Elliott convince la UEFA di avere almeno un piano a medio termine, e cioè di essere un traghetto per il Milan di almeno due-tre stagioni e non per meno, altrimenti si ricade nella questione di incertezza che abbiamo capito essere un tema delicato per la UEFA”.
Il risultato della sentenza del TAS orienterà più o meno le scelte di mercato del Milan? Cosa devono aspettarsi i tifosi?
“Il Milan nell'ultima stagione ha chiuso con un bilancio in passivo tra i -70 ed i -80 milioni di euro. Quindi significa che il Milan brucia ogni mese almeno 6 milioni di cassa. È una cosa che nessun club si può permettere, che nessuna norma della UEFA permette, e nessun proprietario vuole. Tanto meno Elliott, che è un fondo speculativo. Il comunicato con cui Elliott ha annunciato di aver preso il controllo del Milan faceva riferimento, chiaro, alla sostenibilità dei conti del Milan ed al rispetto delle norme UEFA. Questo significa che, qualunque sia il verdetto con cui il Milan uscirà da Losanna, sarà necessaria una dieta immediata. Il Milan deve costare meno, il Milan non può permettersi il mercato fatto l'estate scorsa immaginando che sarebbe entrato in un regime di Voluntary Agreement, il Milan credo che, con la dimensione che ha oggi, ovvero con un fatturato di poco superiore ai 200 milioni di euro, ad esempio non può permettersi stipendi oltre i 6,5 milioni di euro. E quindi parliamo di Leonardo Bonucci e Gianluigi Donnarumma. Sono giocatori che non entrano in quella dimensione. Se i tifosi del Milan vogliono avere in testa che cosa potrà essere nelle prossime due-tre estati, guardino come hanno lavorato Inter e Roma. Il piano di riferimento è quello: non significa rinunciare a risultati sportivi, perché la Roma ha fatto quattro secondi posti ed una semifinale di Champions League. Significa, però, lavorare, sapendo di avere un tetto ingaggi che non può essere derogato, sapendo che tutti gli anni devi fare delle plusvalenze importanti e che, attraverso quelle plusvalenze, ed attraverso un attento lavoro di scouting, tu puoi generare poi un progetto sportivo che ti dia anche dei risultati”.
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