di Enrico Maggioni
archivio2018
Fassone e Gattuso in coro: mercato? Niente panico
Il tecnico calabrese del Milan, stimolato dalle esternazioni dell'AD Marco Fassone, reduce dall'incontro con l'UEFA a Nyon per il settlement agreement, dimostra una volta di più di avere le idee chiare.
"Ci siamo detti con la società di prendere 3-4 giocatori per rafforzare la squadra" sostiene Gattuso, che ha ben in mente i ruoli sui quali intervenire per l'agognato salto di qualità. A Gattuso piacciono uomini di esperienza e carattere, in grado di alzare l'asticella della personalità di un gruppo dall'età media troppo bassa e a volte privo della necessaria saldezza di nervi. Mario Mandzukic, tuttofare offensivo croato della Juventus, è un obiettivo di queste ore: piace a Ringhio, che... sogna i top player ma è consapevole della necessità di acquisti mirati per far crescere la squadra.
Anche Fassone ha risposto con moderato ottimismo alle domande sul mercato: al netto di eventuali sanzioni da parte dell'UEFA, l'AD ribadisce la necessità di investire ("Il desiderio del club è di fare 2-3 inserimenti per migliorarci") senza tuttavia escludere altrettante cessioni.
Il Milan non è obbligato a vendere i suoi gioielli (Donnarumma e Suso su tutti), ed è probabile che il riferimento di Fassone sia a quei giocatori che risulterebbero di troppo in caso di ulteriori arrivi nei reparti carenti. È tuttavia fuor di dubbio che le cessioni del portiere stabiese, con Reina usato sicuro, e dell'esterno spagnolo, porterebbero quei soldi freschi necessari per rinforzare la rosa senza ulteriori gravosi investimenti da parte della società cinese, nel mirino dei contabili di Nyon.
Nessuna rivoluzione in vista: i fuochi d'artificio della scorsa estate sono da archiviare e quest'anno serviranno fantasia e pragmatismo per consegnare a Gattuso quei giocatori polivalenti che possano consentirgli di sviluppare moduli alternativi al 4-3-3, risolvere gare ostiche ed infondere sicurezza.
A poche settimane dal termine della stagione, Gattuso e la società adottano la politica dei fare spenti: per alzare l'asticella non servono clamore e sensazionalismi ma competenza e lungimiranza.
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