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Gennaro Gattuso, tecnico del Milan, ha parlato ai microfoni di 'Milan TV' al termine del match vinto 4-1 a San Siro contro il Verona. Queste le dichiarazioni di Gattuso:
Sulle parole in conferenza sulla squadra che ha trovato brillantezza: "C'è un po' di occhiometro, ma ci sono anche i numeri a livello cartaceo, perché lavoriamo con il GPS. Si toccava con mano che, dopo la vittoria di Bologna, la squadra aveva meno pensieri, c'era qualche stupidaggine in più. Oggi non era una partita facile, c'era tanta paura, anche perché nella mia gestione abbiamo perso tanti punti con le piccole e sapevamo che dovevamo partire forte, con la consapevolezza che non potevamo sbagliare".
Sulla squadra titolare che, ad eccezione di Biglia, arriva in buone condizioni in vista della finale: "Il fatto che siamo arrivati con due giocatori infortunati, secondo me, è un miracolo, per le condizioni in cui abbiamo lavorato: abbiamo cambiato preparazione, carichi di lavoro, modo di giocare. Siamo stati anche un po' fortunati, oltre alla bravura del mio staff e di quello sanitario".
Sul gol di Abate: "L'ho abbracciato, perché mi sta dando tanto come giocatore. Mi conosce più di tutti, sa che quando cambio faccia cosa sta per succedere. E' un grande professionista e si sta allenando con grandissima voglia. Mi sta dando una mano anche nello spogliatoio".
Su quale aspetto è stato maggiormente differente rispetto all'andata: "Non voglio meriti, ma sicuramente il fatto di levare sistematicamente la profondità agli avversari. Oggi ci facevano il solletico rispetto all'andata. Secondo me è questo l'aspetto in cui c'è più differenza. 7-8 azioni erano molto simili all'andata, ma abbiamo lavorato bene con la linea, rispetto all'andata".
Su quale caratteristica rispetta più per quanto riguarda la Juventus: "La loro mentalità, il fatto che sono 7 anni che giochino da protagonisti in Italia e in Europa. Hanno qualcosa più di noi, è un dato di fatto. Dobbiamo rispettarli e non dimenticarci il fatto che una grande prestazione per 70 minuti allo Stadium non è bastata: ci siam presi tre pappine e siam tornati a casa. Dobbiamo metterci qualcosa di più a livello di mentalità, cuore, anima, di tutto. Ci prepareremo per fare un'impresa".
Sul tipo di partita da fare contro la Juventus: "Quando abbiamo palla giochiamo a viso aperto, non quando non l'abbiamo. Dovrà essere un Milan a due facce nelle due fasi di gioco".
Su quanto ci tiene a coronare il cammino in TIM Cup con un trofeo: "Ma io ci tengo quando gioco con mio figlio a biglie. Pensa se non ci posso tenere a una finale, per me è un orgoglio allenare una squadra come il Milan. Da quando ho smesso di giocare, sognavo di allenare una squadra che giocasse una finale e spero di completarla. Secondo me la società mi ha dato una squadra forte e giovane che, con piccoli accorgimenti, può diventare ancora più forte. Bisogna viverla come un qualcosa di straordinario, ma non con troppa pressione. Dobbiamo giocarcela con spensieratezza".
Sulle differenze tra la prima finale da giocatore (Manchester 2003) e la prima da allenatore: "C'è un abisso: quello era un divertimento, qua è una tragedia. Non si dorme, sento un peso addosso incredibile. Mi piace molto quando metto al collo il fischietto per un'ora e mezza, per me è un grande divertimento. Ci godiamo questa vittoria, da domani testa alla Juventus".
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