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Gattuso a PS: “Ancelotti per me è stato tutto. Ammiro Sarri e Conte”

Gennaro Gattuso, allenatore del Milan
Gennaro Gattuso, tecnico rossonero, ha parlato ai microfoni di 'Premium Sport' alla vigilia del suo 40esimo compleanno: le sue dichiarazioni

Daniele Triolo

Gennaro Gattuso, tecnico rossonero, ha parlato ai microfoni di 'Premium Sport' alla vigilia del suo 40esimo compleanno. Queste le dichiarazioni di Gattuso:

Sui 40 anni: "Non so dove festeggerò perché in casa comandano le donne, decideranno mia moglie e i bambini. Intanto contro il Crotone la squadra mi ha fatto un bel regalo ma la strada è ancora lunga, ora si godano questa settimana di riposo: è un gruppo che lavora bene e mi dà tanto, speriamo non perdano questa caratteristica".

Sugli ultimi compleanni 'a cifre tonde': "A 20 anni ero ai Glasgow Rangers, stavo già insieme a Monica (la moglie, ndr) e vivevo un sogno perché da ragazzino giocavo in una squadra con campioni come Laudrup e Gascoigne, in uno stadio incredibile, davanti a 50.000 spettatori".

Sul ruolo decisivo della moglie nella sua vita e carriera da allenatore:  "Nel 2016 avevo firmato un precontratto con la nazionale del Kazakistan ma nelle precedenti esperienze a Creta e Sion la mia famiglia non si era trovata bene, quindi ho portato Monica ad Astana, ha provato le temperature rigide e ho capito che era meglio fare un passo indietro. Decisione giusta? Sicuramente sbaglia lei meno di me, io non sono un calcolatore".

Sui suoi 30 anni, i successi nel Milan e nella Nazionale: "Nella vita mi sono goduto poco le vittorie, ho sempre pensato solo a migliorarmi. I successi non mi hanno cambiato, mi ricordo di più le sconfitte: ho vinto tanto ma ho vissuto male i trofei persi, mi sentivo responsabile".

Tre figure di spicco di quel Milan:  "Ancelotti per me non è stato solo un allenatore ma anche fratello, amico e papà: è stato tutto. Nei momenti di debolezza ci appoggiavamo a vicenda, tuttora abbiamo un rapporto incredibile". Su Kakà: "Dall'esterno dava l'immagine di un ragazzo tranquillo ma è uno simpatico e che sa stare al gioco". Su Inzaghi: "Cutrone è acerbo ma assomiglia a Pippo, ha le sue stesse movenze e il suo stesso veleno".

Sull'addio al Milan da giocatore nel 2012: "Decisione mia, Galliani per un mese mi ha chiamato ogni mezzanotte mettendo la canzone "se mi lasci non vale"... ma pensavo - e lo penso anche oggi - che fosse finita un'epoca e bisognasse lasciare spazio ai giovani. Non volevo essere un peso, il Milan mi ha dato più di quel che gli ho dato io, è stato giusto andarsene senza polemiche".

Su Massimiliano Allegri: "Si fa scivolare tutto addosso, può perdere anche 15 giocatori per infortunio ma non si piange addosso e gestisce il gruppo in modo incredibile. Oggi è completamente diverso, me lo ricordo da giocatore perché era il mio capitano al Perugia e pensava solo a se stesso, non aveva regole. Da tecnico è molto credibile".

Sugli allenatori che ammira:  "Mi piace tanto vedere come gioca il Napoli di Sarri e, per come prepara la partita e vede il calcio, mi rivedo un po' in Conte anche se a me ovviamente manca ancora tanto per raggiungere certi livelli". Questa la ricetta con cui sta rialzando il Milan: "Sto gestendo i giocatori per cercare di coinvolgerli tutti, serve dare minutaggio a tutti. L'importante è lavorare sul concetto di squadra, conoscere le proprie debolezze per migliorarsi".

Sulle prospettive stagionali del Milan: "Difficile non guardare la classifica ma il lavoro ci porterà a migliorarla. Non punto in particolare su un giocatore ma sulla squadra: quando c'erano Maldini e Nesta potevamo anche permetterci Cafu e Serginho, oggi no e quindi dobbiamo giocare da squadra, mi auguro questo".

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