Quando si pensa a Gennaro Gattuso, l'idea va alla grinta e a quel giocatore che ha impressionato tutti per strapotere fisico in mezzo al campo. Ma da quando è diventato allenatore, Rino ha dato quel qualcosa in più ai rossoneri. La Gazzetta dello Sport fa il punto della situazione e spiega come l'ex mediano rossonero abbia invertito la tendenza. Il calcio di Gattuso passa per tre parole chiave: cuore, gambe e idee di gioco.
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Gattuso cuore e gambe, ma anche tante idee. E quel retroscena …
Nel primo caso nessuno aveva dubbi. Ringhio metteva sempre il cuore oltre l'ostacolo, giocando delle partite al limite delle possibilità umane. Correva tanto, anche nei momenti di buio totale: una delle caratteristiche da dare ad una squadra senza più motivazioni.
Anche il fattore gambe è riconducibile al suo modo di giocare. Si corre nella giusta maniera, senza mai mollare. Al Milan serviva questo spunto, bisognava migliorare la condizione atletica: fino a qualche mese fa le gambe erano imballate e i giocatori si muovevano a fatica. Ora sembra essere tutto cambiato, con Gattuso la squadra corre e gioca. E nei momenti di poca lucidità il cuore e le gambe aiutano spesso.
Il terzo ed ultimo fattore è quello relativo alle idee. Molti addetti ai lavori hanno bollato Rino sin dall'inizio: le avventure di Palermo e Pisa non hanno sicuramente giovato alla reputazione dell'ex centrocampista. Ma da quando è arrivato sulla panchina del Milan, qualcosa è cambiato. In campo si vedono molte trame di gioco, a partire dalla difesa. Giocate semplici, senza troppi virtuosismi. E il calcio di Gattuso premia gli inserimenti e la velocità. Ma anche le giocate sulle corsie esterne, che stanno portando il giusto contributo.
La scelta di Mirabelli su Gattuso sembra aver dato i suoi frutti, almeno per il momento. E intanto spunta anche un altro aneddoto: il tecnico rossonero doveva legarsi alla Carrarese, a volerlo era lo stesso Gianluigi Buffon. A raccontare l'incontro è stato Fabrizio Lucchesi, che ha spiegato l'incontro con l'attuale tecnico rossonero. Infatti c'era già l'intesa, ma a quanto pare saltò tutto nell'estate 2015, prima del suo trasferimento a Pisa. "Era lui che doveva tirare fuori il meglio dagli altri e non viceversa. Vidi subito che ci riusciva benissimo e pensai: se lo sa fare con giocatori di qualità modeste figuriamoci che potrà fare con quelli bravi". Un'intuizione, quella di Lucchesi, confermata dai numeri di questo ultimo mese.
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