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Gattuso ringhia ancora: atteggiamento giusto per crescere

Gennaro Gattuso Ludogorets-Milan
Gennaro Gattuso ha trasformato questo Milan: grinta, cattiveria, mentalità. Tutti aggettivi necessari per poter sviluppare un gran calcio

Patrick Iannarelli

La mentalità da vincente ce l’ha sempre avuta. In campo non tirava mai indietro la gamba, correva praticamente sempre. Un giocatore a tutto tondo, ma da allenatore le cose cambiano. E Gennaro Gattuso è entrato in punta di piedi in un mondo che non lo aveva accolto a braccia aperte. Palermo, Ofi Creta e Pisa, tre avventure che non avevano reso giustizia a questo allenatore.

Molti avevano ipotizzato ad un calcio prettamente fisico, con ripartenze e contropiedi. Ma Gattuso sembra aver dato un qualcosa in più a questa squadra. Mentalità, forza del gruppo, idee di gioco. La conferma è arrivata al termine del match contro il Ludogorets, quando il tecnico rossonero si è presentato davanti ai microfoni scuro in volto, come se avesse perso 3-0. “Potevamo fare meglio, un risultato che secondo me è bugiardo”. E in effetti ci sono tanti dubbi sulla prestazione dei singoli, bisogna ancora lavorare. Ma la lucidità del tecnico ha evidenziato molti punti focali della sua voglia di far bene.

RINGHIA GATTUSO” - Lui è tornato. A ringhiare. Come quando a centrocampo mordeva le caviglie di chiunque pur di riconquistare il pallone. A bordocampo sembra sempre indiavolato, se la prende con tutti quelli che arrivano mezzo centimetro dopo l’avversario. Un atteggiamento corretto, un martello che serve quando devi vincere i campionati o raggiungere obiettivi importanti. Si ringhia sempre, non si molla mai. L’atteggiamento piace al gruppo, che anche nelle serate più fredde (non solo dal punto di vista del clima), risponde con un netto 3-0.

MENTALITÀ – Questa caratteristica, forse, era una delle più prevedibili. La mentalità da vincente Gattuso ce l’ha sempre avuta, altrimenti non avrebbe indossato la fascia da capitano e non avrebbe alzato quei trofei. I suoi numeri da giocatore parlano chiaro, l’amore da parte dell’ambiente anche. Ma più che mentalità vincente, ha trasmesso qualcosa di più ai ragazzi: il lavoro e l’abnegazione pagano, i risultati si ottengono in settimana. E nessuno deve tirarsi indietro se vuole essere preso in considerazione.

CONSAPEVOLEZZA – Capitolo a parte per quanto riguarda la consapevolezza. I rossoneri sanno che possono far bene, Gattuso sa che questa squadra può dare molto. Lo dice, lo ripete e lo conferma ad ogni intervista: c’è sintonia, si vede in campo. Ma c’è anche una consapevolezza verso un giocatore in particolare, Patrick Cutrone. Continua a rimproverarlo, vuole sempre qualcosa di più. Un misto di senso di protezione e voglia di far esplodere un gran talento. Un merito e un atteggiamento da dieci in pagella. E Gattuso è consapevole di avere tra le mani un potenziale crack: nonostante questo, anziché lodarlo lo protegge. Come solo un vero allenatore sa fare.

IL GRUPPO – Ultimo, ma non per ordine di importanza, il fattore gruppo. La squadra si aiuta, anche nei momenti più complessi. Ad un certo punto della sfida contro il Ludogorets, Biglia e tutto il centrocampo stavano soffrendo troppo. Compreso Abate sulla corsia destra. Bonucci e Romagnoli hanno fatto gli straordinari, contenendo le giocate degli avversari. E mettendo in cassaforte una qualificazione agli ottavi di Europa League.

Il Milan corre e si vede. Il merito non è solamente di Gennaro Gattuso, il gruppo e le qualità c’erano anche prima. Ma all’ex centrocampista rossonero va dato un merito: aver esaltato le qualità, in modo tale da andare a risolvere i problemi. Gattuso è tornato a ringhiare, ora anche il Milan può dire la sua in questo campionato.

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