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Massimo Oddo, allenatore, nel recente passato, di Udinese e Pescara, attualmente senza squadra, ha rilasciato un'intervista all'edizione odierna de 'La Gazzetta dello Sport'. Tornato a vivere a Milano, Oddo ha rilasciato delle importanti dichiarazioni alla 'rosea', nelle quali ha anche parlato di Gennaro Gattuso, suo ex compagno di squadra al Milan, da calciatore. Così Oddo:
Sugli ex compagni oggi allenatori: “Dei tre (Gattuso, Alessandro Nesta e Filippo Inzaghi, n.d.r.), quello che vedevo di più è Rino. Lo aveva dentro. Di Nesta non lo avrei mai detto, ma quando ci siamo visti a Miami ho visto un’altra persona, di Pippo ho sempre pensato che ci avrebbe potuto provare”.
Sul Milan: “Lo vedo molto bene. Ero in tribuna per la partita contro la Roma e l’ha vinta meritatamente, ma io ho visto un bel Milan per 70 minuti anche col Napoli e la sconfitta è stata una casualità. È sicuramente sulla strada giusta e credo possa ambire ai posti per la Champions League, è una squadra di livello”.
Sugli obiettivi della squadra rossonera: “Può ambire alla Champions perché ha un Gonzalo Higuaín in più. L’argentino è proprio il giocatore che mancava al Milan. Che è, tra le grandi, la squadra che ha più margini di miglioramento e di crescita. Se penso a un acquisto come Mattia Caldara che è un difensore molto forte”.
Su Patrick Cutrone: “Mi piace molto. Ci fu una mezza trattativa quando allenai il Pescara in A. Lo volevo”.
Sul suo momento personale: “Mi aggiorno. Tutti gli allenatori sono diversi. In passato ho seguito Diego Pablo Simeone ed Unai Emery. Presto andrò anche in Inghilterra. Comunque ho già ripreso ad andare negli stadi”.
Su cosa guarda un allenatore in una partita: “Le confesserò una cosa che, magari, voi giornalisti non rilevate: paradossalmente per noi allenatori, a volte, è meglio vedere uno 0-0 che una partita con tanti gol. Per ogni gol c’è un errore. In uno 0-0 ci può essere una partita perfetta, ma è chiaro che lo spettatore va allo stadio per vedere i gol”.
Sui recenti Mondiali in Russia: “C’è un livellamento generale, grande organizzazione. E una Francia ben ricostruita. Poi il bel calcio della Croazia, molto offensivo. Il calcio che ho sempre ricercato nella mia idea: qualità, palla a terra, personalità, sicurezza che ho trovato anche negli uomini forti dell’Inter come Ivan Perišić e Marcelo Brozović. Li ho visti diversi rispetto al club, si sentivano leader”.
Sulla sua esperienza all'Udinese: “Non riesco ancora a dare una spiegazione a quelle 11 sconfitte. Un peccato perché era iniziata bene con tanti buoni presupposti. Ma a fine anno, vedendo la situazione dell’attacco, avvertii la società. E dissi: se si fa male Kevin Lasagna qui è un disastro. Qualcosa dobbiamo fare. Non si è fatto nulla, è partito pure Riad Bajić. E Lasagna si è fatto male ed è stato fuori a lungo. E abbiamo cominciato a perdere. Certo, un senso di delusione c’è. Sono uscito a quattro giornate dalla fine, ma sono sicuro che, comunque, ci saremmo salvati”.
Su cosa cerca nel suo futuro: “Ho bisogno di rilanciarmi, anche in serie B o all’estero, perché no? In questi mesi ho parlato con alcuni club. Alcuni Presidenti mi chiedono di far giocare la loro squadra come il mio Pescara che salì in A. Ma io devo spiegare che, per vedere quel Pescara, devo essere supportato tecnicamente con i giocatori adatti. Niente false aspettative. Ma un club che ha davvero fiducia in me”.
Sul modulo di base o sul modulo dinamico: “Sono d’accordo con il nuovo tecnico dell'Udinese, Julio Velázquez, modulo dinamico. Lo faceva già capire Nils Liedholm. Io ho una filosofia: in campo bisogna muoversi e sapersi muovere seguendo tre concetti: palla, compagno, avversario”.
Intanto, la figura di Gattuso è stata 'riabilitata', sotto il punto di vista tecnico-tattico, anche dai colleghi della carta stampata che, fino a qualche tempo fa, non gli davano molto credito: !
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