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Ecco l'intervista esclusiva di Radio Rossonera al Prof.Umberto Lago, uno dei padri fondatori del Financial Fair Play.
È sorpreso della decisione dell’Uefa di negare al Milan anche il Settlement Agreement e dunque rinviare il giudizio a giugno passando per la Camera Giudicante?
“Si, non me l’aspettavo. La cosa mi ha sopreso non poco anche per le motivazioni che sono state date poiché mi pare che quella principale riguardasse quello che, ad oggi, è il mancato rifinanziamento del debito; l’incertezza della Uefa riguarda pertanto la proprietà”.
Se il problema principale fosse stato il rifinanziamento, perché la Uefa non l’ha immediatamente comunicato a Fassone?
“Non è proprio così. Ci sono stati vari colloqui con la Uefa. Il Milan sta lavorando su tutto il fronte del rifinanziamento e man mano che il lavoro avanzava la Uefa veniva messa al corrente”.
Come mai la Uefa non reputa sufficienti le garanzie fornite da Elliot in merito alla continuità aziendale?
“Perché Elliott potrebbe non essere l’acquirente definitivo del Milan; potrebbe acquistarlo per rivenderlo e qui torniamo pertanto al concetto di incertezza espresso poc’anzi. Quello che mi chiedo piuttosto è perché anticipare le conseguenze all’oggi; è come dire: non mi fido a firmare un accordo con te perché domani potresti non esserci più e quindi potresti non rispettare il termine dei contratti. Difficile capire perché sanzionare adesso”.
Il Milan rischia davvero l’esclusione dalle coppe europee?
“Nel novero delle sanzioni rientra anche l’esclusione dalle coppe europee, uno scenario dunque che non si può escludere”.
L’Uefa può davvero bloccare il mercato?
Il Mercato dei giocatori può bloccarlo solo la Fifa, l’Uefa però può imporre determinati paletti come ad esempio quello di non far schierare determinati giocatori nelle competizioni europee. Il Mercato di fatto non si blocca ma i giocatori acquistati potrebbero non giocare nelle competizioni europee ma in Serie A non ci sarebbe alcun problema”.
Quali margini di manovra ad oggi avrebbe il Milan se volesse controbattere tale sentenza?
“Per quanto riguarda il non rispetto della regola del Break Even non ci sono margini di manovra. A mio avviso però il Milan potrebbe insistere sul fatto che quelle perdite non sono state generate da questa società ma sono state perdite ereditate. L’Uefa tra l’altro aveva introdotto un meccanismo per favorire nuovi proprietari ma in questo caso i nuovi proprietari vengono puniti. Inoltre, il Milan potrebbe anche chiedere come mai il Settlement agreement sia stato concesso ad altre squadre messe peggio ed invece a loro no”.
Se per assurdo il Milan riuscisse in tempi brevi a rifinanziare il debito, il Settlement agreement potrebbe essere concesso?
“I tempi sono veramente strettissimi anche perché a giugno si dovranno effettuare le iscrizioni alle competizioni europee; per tale motivo credo che l’audizione alla Camera Giudicante verrà fatta sicuramente entro la fine del mese prossimo; un tempo davvero troppo stretto. Inoltre, il voler imporre il rifinanziamento del debito adesso come conditio sine qua non per concedere il Settlement agreement mi sembra un po’ una forzatura”.
Se l’Uefa vuole tutelare il club perché escluderlo eventualmente dalle Coppe se queste portano introiti al club stesso?
“Già. Lo spirito del Financial Fair Play dovrebbe essere quello di tutelare un club. Al Milan è cambiato il management, è cambiata la proprietà e sta volendo percorrere una strada virtuosa per raggiungere nel giro di 3-4 anni la sostenibilità finanziaria; perché mai punirlo? La Uefa aveva infatti introdotto il Voluntary Agreement proprio per i cambi di proprietà in quei club che hanno ereditato vecchie perdite; a questo punto mi sembra una sorta di marcia indietro, un dietrofront su determinate politiche che all’epoca di Platini erano di aiuto ai club; politiche che oggi forse non sono più tali”.
La decisione della Uefa può essere politica o rappresentare una punizione esemplare?
“Questo onestamente non lo so. Non conosco l’aspetto politico, ho sempre e solo frequentato comitati tecnici”.
Lei avrebbe concesso al Milan il Settlement Agreement?
“Sì, lo avrei concesso. Sono rimasto davvero sorpreso del contrario. Il Business Plan era credibile con tanto di lettere di Elliott che garantivano la continuità aziendale. Non si può fare un processo alle intenzioni”.
Secondo lei come finirà questa vicenda?
"Il Milan, secondo me, deve andare a Nyon, battersi per i propri diritti e far valere le proprie ragioni affinché la decisione dell’Uefa non sia troppo sfavorevole; favorevole non può più esserlo. Aspettiamo e vediamo cosa deciderà la Camera Giudicante".
Quindi ad oggi lo scenario migliore peril Milan sarebbe una multa e magari limitazioni alla rosa per la competizione europea?
“Per me gli scenari potrebbero essere due. Nel primo, la camera giudicante potrebbe dare l’ok considerato che il maggiore impedimento è rappresentato dalla questione rifinanziamento; pertanto potrebbe concedere un po’ di tempo per completarlo anche se tempo di fatto non c’è. Una versione del primo scenario però potrebbe essere questa: io Uefa ti consento di giocare quest’anno in Europa ma te lo impedirò l’anno prossimo in caso di mancato rifinanziamento; scenario però un po’ tirato considerando che il club potrebbe passare di mano. Nel secondo, la Camera Giudicante definirà una serie di sanzioni, dal mercato a possibili multe, come fosse di fatto un Settlement Agreement. La Camera Giudicante però potrebbe anche escludere il Milan dall’Europa League ma sarebbe certamente un danno enorme per il Milan anche sotto il profilo dell’immagine”.
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