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Marcello Lippi, commissario tecnico della Cina ed ex campione del mondo nel 2006, è intervenuto ai microfoni del Corriere della Sera. Tra i tanti temi trattati anche il Milan di Gennaro Gattuso. Ecco le sue parole sul momento del calcio italiano:
Partiamo dalla Cina, da questi Inter e Milan orientali, l’avrebbe mai detto?
"No, all’inizio pensavo fossero interessati a far crescere il movimento calcio, ma mai che avrebbero comprato società all’estero. Sono stato smentito. E Zhang e Suning li conoscono tutti, Yonghong Li non l’avevo mai sentito nominare prima".
Anche un’Italia fuori dal Mondiale era fuori da ogni logica.
"Rosichiamo. Ora è importante ricostruire una federazione che si occupi di calcio. E lo conosca".
Dodici anni dopo, qual è la cartolina del trionfo di Berlino?
"Era fantastica la situazione psicologica della squadra. C’erano una convinzione e un’autostima eccezionali. Poi successe quel che successe con Calciopoli, ma non scalfì nulla".
Calciopoli, già. A cosa è servita?
"Non lo so. Forse non è stato considerato che certe abitudini non appartenevano soltanto a qualcuno, ma a tutto il sistema. E qualcuno forse ha pagato più del dovuto, qualcun altro molto meno...".
C’era Buffon in Germania, ci sarà ancora nelle prossime amichevoli azzurre. Qualcuno sostiene: non è meglio che smetta lui prima che qualcun altro decida al suo posto?
"Lasciamo fare a lui".
Pirlo invece ha lasciato: quel passaggio no look a Grosso contro la Germania è nella memoria di tutti noi...
«Se rivedo quella palla che passa in mezzo a cento giocatori, mentre lui guarda dall’altra parte, con Grosso già pronto col sinistro, penso che doveva proprio finire così".
Passiamo al Milan. Gattuso: come si spiega questo suo exploit in panchina?
"Sa coinvolgere e motivare le persone che gli stanno vicino, qualsiasi cosa faccia".
Gattuso dedicò il Mondiale agli emigrati in Germania.
"Li avevamo sempre sotto l’albergo. Ci pregavano di battere i tedeschi per le solite storie dei mangiaspaghetti e della mafia. E quando li battemmo piangevano tutti di gioia".
Il tema della migrazione: è sempre al centro dell’agenda politica italiana.
"La speculazione di questa tragedia, per loro e per noi, è sotto gli occhi di tutti".
Altro tema caldo: lei si è iscritto all’anagrafe antifascista di Sant’anna di Stazzema, teatro di un eccidio nazista, 530 morti.
"Sono nato lì vicino, mio padre era socialista, sono cresciuto nel mito della Resistenza: siamo allo scatafascio da un punto di vista morale e si sente dire di strani ritorni, ho ritenuto serenamente di aderire".
Tra un mese compie 70 anni. Ma è vero che se rinascesse farebbe il cardiochirurgo?
"Sì, mi piacevano la medicina e la cardiochirurgia: il cuore mi ha sempre appassionato. In tutti i sensi".
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