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Di Enrico Maggioni
Chiamati ad una vittoria contro un avversario modesto ma tenace, allo scopo di accorciare le distanze dal sesto posto, i rossoneri hanno consegnato le chiavi della costruzione del gioco ai nuovi e Lucas Biglia. A metà campo Gattuso ha ribadito fiducia all'insostituibile Frank Kessiè e affidato all'estroso , altro acquisto di prestigio dell'estate rossonera, la facoltà di cambiare le sorti del match con giocate di classe.
E i nuovi hanno risposto alla grande. Leonardo Bonucci, autore del gol della vittoria e sempre presente nelle azioni offensive da calcio piazzato, ha infuso sicurezza al reparto arretrato e dato il via alla manovra. Anche Lucas Biglia, dopo un avvio incerto, ha preso le redini delle mediana, irrobustita dalla qualità delle sue giocate e dalla inesauribile corsa. L'argentino ha denotato una condizione atletica finalmente accettabile: Gattuso a fine gara ne certifica la crescita ("più gioca e più migliora") e ne esalta grinta e impegno durante gli allenamenti. Nonostante l'elevatissimo minutaggio in campionato (1859 minuti per 20 presenze), Kessié si è fatto trovare pronto ancora una volta, lottando su ogni pallone contro un avversario che ha puntato molto, se non tutto, su corsa e fisicità. L'ivoriano ha mollato, stanchissimo, a pochi minuti dalla fine, evidenziando i limiti di una rosa nella quale non c'è un alter ego del possente ex-atalantino.
Ottima infine la prestazione di Hakan Calhanoglu. Rigenerato psicologicamente e fisicamente, il turco, schierato largo a sinistra in una catena, con Rodriguez e Bonaventura, ancora da affinare ma di grande interesse tecnico e tattico, è parso vicino ai noti livelli di eccellenza. Bravo negli inserimenti, spesso propositivo e incisivo come un vero numero 10, autore di lanci traccianti con il mancino che hanno strappato applausi a scena aperta, Calhanoglu ha dimostrato di poter stare con successo in questo Milan e diventare uomo decisivo. A Gattuso, che vive di Milan giorno e notte, il compito di recuperare al meglio Nikola Kalinic e André Silva, la cui latitanza è causa della evidente sterilità offensiva rossonera.
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