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archivio2018
di Enrico Maggioni
Lo strapotere fisico degli uomini di mister Spalletti, indicato da Gattuso nella conferenza pre-gara come l'arma più pericolosa a disposizione dell'Inter, non basta da solo a giustificare la scialba prestazione del Milan.
L'impressione che ne deriva è di una debolezza mentale più che fisica: i rossoneri, al cospetto di una formazione tosta, aggressiva, convinta dei proprio mezzi e con una evidente voglia di vincere, hanno disputato una gara di puro contenimento, rinunciando al gioco e abbandonando Gonzalo Higuain al triste destino di preda della difesa nerazzurra.
Un Milan apparso a tratti svuotato di idee e senza cuore: le ripartenze spesso fallite, i duelli sulle seconde palle tutti persi e la poca convinzione mostrata da Suso e Hakan Calhanoglu, quest'ultimo davvero deludente, sono spia di una condizione mentale da squadra provinciale, cui hanno difettato anche la grinta e la passione che sarebbero d'obbligo in un derby.
Evidentemente i proclami e la sicurezza di Gennaro Gattuso alla vigilia ("Dobbiamo essere sereni e coraggiosi, siamo più forti sul piano della qualità") miravano ad allentare la tensione della squadra, che nel confronto con le grandi soffre di complessi di inferiorità, come ammesso da Lucas Biglia a fine gara ("Ci sono mancate tranquillità e personalità per far girare la palla").
Come spesso accade, in queste situazioni di difficoltà, gli interventi dalla panchina non hanno migliorato le cose: se la sostituzione di Frank Kessie con Timouè Bakayoko si spiega con le precarie condizioni dell'ivoriano, i cambi di Calhanoglu con Patrick Cutrone, schierato da tornante con compiti di copertura (!) e di Davide Calabria con Ignazio Abate, che ha concesso quei secondi necessari all'Inter per trovare la rete del successo, pesano come un macigno sulla guida tecnica milanista.
Ciò che serve ai rossoneri è una presa di coraggio: oltre ad essere consci dei propri limiti, i rossoneri devono maturare maggior convinzione e adattarsi alle differenti situazioni in campo, consapevoli di indossare una maglia gloriosa che meriterebbe ben altri interpreti e ben altra abnegazione.
Commenti negativi anche da parte di Mario Ielpo, ex portiere rossonero:
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