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Milan, un tuffo nel passato: il mercato invernale degli ultimi 10 anni

Dominic Adiyah, ex Milan, foto Maglia rossonera
Ecco come il Milan si i è mosso sul mercato di gennaio dal 2008 ad oggi, per capire quanto e come la sessione invernale ha ‘spostato’ gli equilibri

Donato Bulfon

Un mercato di gennaio atteso come la panacea di tutti i mali, soprattutto dopo un finale di prima parte di stagione con tanti infortuni, squalifiche e risultati poco convincenti. Il Milan guarda al mercato di gennaio con la speranza di poter rimediare a errori più o meno grandi fatti da agosto in poi, con la parziale scusante del poco tempo a disposizione per lavorare dopo il ribaltone societario estivo.

Ma negli ultimi dieci anni, che valenza ha avuto il mercato di “riparazione” per i colori rossoneri? Beh, il tutto può essere riassunto con 4 parole: bene ma non benissimo. Analizzando, infatti, il calciomercato invernale del Milan dal 2008 in poi, a parte forse le prime annate, i rossoneri non hanno fatto quei -grandissimi colpi che nelle intenzioni dovevano far svoltare la squadra. Nel 2007/2008, infatti, l’arrivo di Alexandre Pato può considerarsi un ottimo acquisto in prospettiva, con il brasiliano che sin da subito ha dimostrato di saperci fare, segnando gol sontuosi e arrendendosi soltanto diversi anni dopo ai tanti infortuni. Nella stagione successiva, è da registrare l’arrivo in prestito a Milanello di David Beckham (assieme a Thiago Silva, con quest’ultimo parcheggiato causa la regola degli extracomunitari, ndr), autore di ottime prestazioni in campo in un Milan ancora pieno zeppo di stelle e campioni. Allo stesso modo come dimenticare l’acquisto di Felipe Mattioni, che ha giocato poi soltanto una gara senza lasciare traccia di se stesso con la maglia rossonera. Nel gennaio 2009/2010, arrivano al Milan Dominic Adiyah e Amantino Mancini, ma le intuizioni di Galliani in questa circostanza non si sono rivelate degne di nota per l’allora squadra guidata in panchina da Leonardo.

Nel 2010/2011 l’arrivo di Mark Van Bommel si rivela decisivo per lo sprint Scudetto, tanto che l’apporto dell’olandese in una stagione e mezza passata in rossonero, viene ricordato con ammirazione da tutti i tifosi del Milan. Non benissimo, invece, gli arrivi di Nicola Legrottaglie e Urby Emanuelson, mentre quello di Antonio Cassano, importante per lo Scudetto, si è rivelato un boomerang successivamente. La stagione successiva è quella del mancato arrivo al Milan di Carlos Tevez, nella querelle con Alexandre Pato ed il PSG. Ai rossoneri serviva un attaccante e arrivò Maxi Lopez, ma l’apporto dell’attaccante argentino non si è rivelato decisivo per fare il bis in campionato, andato poi alla Juventus. Anonimo anche l’acquisto di Mesbah per la fascia sinistra di difesa, mentre onesto l’apporto di Muntari, con quel suo gol annullato alla Juventus che ancora fa scalpore tra tifosi e non.

Nel gennaio 2012/2013, per rimediare alle cessioni estive di Ibrahimovic e Thiago Silva, Galliani riporta in Italia Mario Balotelli che, nelle sue prime due annate rossonere, segna e trascina i suoi a due qualificazioni in Champions League. Gli altri arrivi, come quello di Salamon e Zaccardo, non hanno avuto lo stesso impatto dell’ex City, tanto da essere scaricati da lì a poco. Gli ultimi quattro mercati invernali, senza considerare quello dello scorso anno che non c’è stato, non hanno avuto particolari effetti positivi sulle fortune rossonere.

A Milanello, infatti, sono arrivati tra gli altri i vari Essien, Rami, Taarabt, Honda, Cerci, Destro, Bocchetti, Paletta, Antonelli, Kevin Prince Boateng (un ritorno per lui, ndr), Ocampos, che poco hanno cambiato le sorti milaniste: le eccezioni possono essere considerate quelle di Jesus Suso e Gerard Deulofeu, con il primo che tutt’ora è un elemento importante del club rossonero ed il secondo che, dopo le buone prove con la maglia milanista, si è guadagnato un nuovo contratto con il Barcellona, salvo poi dopo essere rispedito in Inghilterra. Morale della favola: il mercato di gennaio può essere importante per il destino della squadra, ma a patto che vengano presi dei giocatori di livello e non tanto acquistare per fare numero o calmare i tifosi dopo momenti difficili. E questo, Leonardo&Co., lo sanno benissimo.

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