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Giovanni Malagò, Presidente del CONI, ha attaccato duramente il Governo durante il Consiglio Nazionale straordinario convocato per discutere della proposta di riforma del Comitato Olimpico Nazionale Italiano contenuta nella bozza della manovra.
“Nemmeno il fascismo era arrivato a tanto. Vogliamo buttare a mare anche la candidatura di Milano-Cortina? Non penso alle dimissioni, non abbandono la nave. Non chiamiamola riforma, questa è l’occupazione del Comitato Olimpico. Vogliono trasformarci in un tour operator”, ha sentenziato Malagò, in palese ed evidente disaccordo con la proposta di Legge del Governo, come si può leggere su ‘gazzetta.it'.
“Il CONI è senza dubbio il comitato olimpico oggi più prestigioso al mondo, con la riforma del governo diventerebbe senza dubbio l’ultimo - ha detto Malagò -. Il Governo ha un’idea sbagliata e profondamente ingiusta. Che non rispetta la grande storia del CONI. Nemmeno sotto il fascismo ci si era spinti a tanto”.
Nel dettaglio poi, ha proseguito Malagò: “questa non è una riforma dello sport, non vi fate ingannare - così rivolto ai Presidenti di Federazioni, discipline associate ed Enti di Promozione -. È solo una precisa volontà politica di trasformare il CONI. Io non rinuncio allo Scudetto del CONI, al tricolore, alla nostra storia rispettabile per una volontà politica”. Malagò ha giurato di “non voler fare guerre”, ma di non essere disposto ad accettare tutto questo. In particolare, si è chiesto Malagò, “perché una nuova società partecipata al 100% dallo Stato dovrebbe dare fisicamente i contributi? Se si vuole solo staccare un assegno, non capisco. Se invece si vogliono determinare i criteri, per me è inaccettabile”.
Malagò, comunque, non ha chiuso totalmente le porte: “Siamo disposti a trattare fino alla fine, continueremo a incontrarci. C’è anche un problema di tempi, tra pochi giorni dobbiamo andare a Tokyo a presentare la candidatura di Milano-Cortina, che facciamo buttiamo a mare anche questa?”. E poi, la battaglia per i Giochi asiatici del 2020 è già entrata nel vivo. “Abbiamo già ottenuto delle carte olimpiche, come possiamo cambiare i criteri in corsa?”. Concetti che vengono inseriti in un documento che ottiene tutto il sostegno del Consiglio nazionale. “È un problema mostruoso, clamoroso - ha concluso Malagò -. Le mie dimissioni? Io non abbandono la nave”.
“Non c'è nulla che riguardi la riforma dello sport - ha proseguito Malagò -, che peraltro noi da tempo auspichiamo. C'è un mandato fortissimo a trattare, a chiedere un confronto. Fino ad ora l'ho fatto personalmente, ora è sceso in campo il Consiglio nazionale: 76 persone che rappresentano 12 milioni di persone. Spero che il governo se ne renda conto. Vogliamo cambiare ma non così. Tanto è stato assurdamente violento l'intervento della politica, tanta è la nostra disponibilità a discuterne. Se la "riforma" entrasse in vigore dal 1° gennaio 2019, mi sarei già dimesso. Se come è nelle intenzioni va in vigore dal 2020, non posso lasciare il Comitato a cinque mesi dalle Olimpiadi. Dico al Governo: perché farlo ora, senza un confronto? La risposta dello sport è compatta, speriamo sia tenuta in considerazione”.
Secca la replica dei sottosegretari Giancarlo Giorgetti e Simone Valente: “Ci sorprende l’atteggiamento del Presidente Malagò che sa bene che l’autonomia dello sport non è in discussione. Stiamo seguendo un modello d’eccellenza già in vigore in molti paesi d’Europa e del mondo. Molti sono con noi, ci incoraggiano ad andare avanti e così faremo con serenità, sobrietà senza personalismi sicuri di fare le scelte migliori per il bene dello sport italiano, che è l’unico obiettivo che ci poniamo. Questo Governo non fa leggi a favore o contro le persone, Malagò compreso, ma rispetta il programma e il contratto che ha dato vita all’esecutivo. In questo senso stiamo prevedendo il coinvolgimento del CONI in quello che è il suo compito, cioè la preparazione olimpica e di alto livello”.
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