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Dhorasoo: “Razzismo? Per la Fifa e l’Uefa non è un problema prioritario”

L'ex Milan, Vikash Dhorasoo, foto gazzetta.it
Vikash Dhorasoo, ex centrocampista del Milan, in un'intervista rilasciata al quotidiano "Repubblica" ha parlato del problema razzismo sui campi di calcio

Salvatore Cantone

Vikash Dhorasoo, ex giocatore del Milan, ha parlato a Repubblica del problema del razzismo sui campi di calcio: "Inter-Napoli? Non so se sarebbe stata una buona decisione sospendere la partita. Sarebbe stata danneggiata la maggioranza degli spettatori. So però che dovremmo fare di più, e non solo negli stadi, per eliminare ogni forma di discriminazione. Batterci a favore delle minoranze, per l'uguaglianza tra uomini e donne, contro le diseguaglianze economiche e sociali. Ciò che succede nel calcio non è altro che la conseguenza di una miseria intellettuale presente in ogni ambito della società".

Chi dovrebbe dare l'esempio?

"Nell'ambito del mio sport, la Fifa e l'Uefa. Ma per loro la lotta al razzismo non è prioritaria. Conta di più la contrattazione per i diritti televisivi, far continuare lo spettacolo. Ricordo il caso di un calciatore insultato per tutta la partita da parte di uno spettatore presente in tribuna. Quando ha salito i gradoni perchè era stanco di essere offeso e voleva chiedere conto al suo molestatore perchè lo insultasse si è preso il cartellino rosso. Quel cartellino era meglio fosse sventolato allo spettatore".

Dunque il calcio deve cambiare

"Non il calcio, ma chi lo comanda. Il calcio in sè è favoloso. La gente si incontra, entra in relazione grazie al calcio. E' uno sport che favorisce lo stare insieme. Non deve perdere questa missione. Insulti? Spesso non è una questione razziale. Ti insultano se giochi male, se giochi bene stanno zitti. Lo stesso giocatore verso cui si indirizzano gli ululati se viene venduto alla tua squadra diventa un idolo da proteggere".

Anche lei è stato vittima di cori discriminatori

"Sì, diverse volte. E ci sono rimasto molto male. Ma ho sempre cercato di reagire, di dire a me stesso che non avendo fatto nulla di male, devo impedire che quell'atteggiamento mi ferisca. Chi insulta me si definisce da solo, in realtà insulta se stesso. Non è facile, però bisogna arrivare a questo tipo di consapevolezza. Potessi parlare con Koulibaly, gli darei questo suggerimento".

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