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(di Enrico Maggioni) Che questo Milan non sia stato costruire per brillare in Europa League è questione oramai risaputa. Il girone di qualificazione, condotto in modo tutt'altro che esaltante, ha evidenziato i limiti di un gruppo incapace di tenere testa ad avversari certamente inferiori sul piano tecnico ma evidentemente ben più stimolati.
È chiaro come la partita di Atene, decisiva per le sorti europee del Milan, sia stata preparata in maniera superficiale. La presenza contemporanea delle due punte e dei deludenti Samu Castillejo e Hakan Calhanoglu, vero oggetto misterioso di questa prima parte di stagione, in una gara che non necessitava di uno schieramento offensivo ma, al contrario, di una formazione prudente ma pronta al contropiede, testimonia tutti i limiti della guida tecnica.
E così, sorpreso dalla reattività dei greci e della complessiva fragilità del suo Milan, Gennaro Gattuso ha pensato bene, a metà ripresa, di togliere l'unico attaccante di una certa pericolosità - Patrick Cutrone - sostituendolo con l'anonimo Diego Laxalt, lasciando in campo sia Gonzalo Higuain, in netta difficoltà tecnica ed atletica, sia l'imbarazzante Calhanoglu.
Subita la terza rete su rigore, Gattuso ha estratto dal cilindro la soluzione Alen Halilovic, fin qui mai considerato e gettato in piena mischia senza alcun costrutto tattico.
Il risultato è purtroppo sotto gli occhi degli esterrefatti tifosi milanisti. I rossoneri, seppur penalizzati da troppi infortuni e da discutibilissime scelte arbitrali, abbandonano il palcoscenico europeo a causa di scelte tecniche sbagliate, di un inadeguato approccio mentale alla gara e di una complessiva mancanza di personalità.
Il futuro di Gattuso, cui va riconosciuta onestà intellettuale () diventa sempre più a rischio: le difficoltà mentali del Milan, il mancato inserimento negli schemi del Pipita e le discontinuità di Suso e Calhanoglu sono aspetti che meritano una spiegazione.
Tocca al tecnico calabrese meritarsi il Milan, con personalità, grinta e umiltà.
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