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Gattuso: “Squadra piatta e sterile. Lo sfogo di Cutrone? Ne parleremo”

Daniele Triolo

Gennaro Gattuso, tecnico del Milan, insoddisfatto della partita disputata dai suoi ragazzi a Bologna e pareggiata 0-0: le sue dichiarazioni

Ieri sera, allo stadio ‘Dall’Ara’ di Bologna, il Milan di Gennaro Gattuso contro una squadra, quella rossoblu, terzultima nella classifica di Serie A.

A fine gara, ai microfoni delle televisioni ed in conferenza stampa, Gattuso si è dimostrato decisamente insoddisfatto di quanto (non) prodotto dai suoi sul terreno di gioco: “Abbiamo fatto un palleggio sterile, , la qualità, la profondità, facevamo il solletico… Patrick Cutrone? Io e lui ci rivedremo a parlarne...", ha poi aggiunto Gattuso, riferendosi alle rimostranze palesate dall’attaccante nel momento della sostituzione con Samu Castillejo.

“A livello qualitativo è stata una partita modesta - ha quindi insistito Gattuso -: in altri tempi avevamo giocato col 4-3-3, però c’era Giacomo Bonaventura, e con Hakan Çalhanoglu attaccante estero, ma adesso dobbiamo giocare così. Ci sta  poi che chi viene sostituito la possa prendere male ma con Cutrone faremo una bella chiacchierata occhi negli occhi. Il fatto di averlo tolto era legato alla volontà di dare più dribbling e larghezza alla manovra con Castillejo”.

Gattuso, quindi, ha poi proseguito: “Abbiamo fatto una gara che doveva essere interpretata meglio, poi è chiaro che se non attacchiamo bene la porta tutto diventa difficile - ha sottolineato l’allenatore milanista -. Il problema di questa partita è che siamo stati di facile lettura, dovevamo uscire e entrare di più ma loro capivano ripartendo, col rischio di farci male. Inzaghi? Più la saluto forte una persona e . Con lui è successo. Pippo ha detto «Chi ce l’ha fatto fare»? A me questo lavoro piace, mi fa sentire vivo, probabilmente fa invecchiare prima ma a me piace”.

Infine, la morale che il tecnico rossonero ha desunto dalla gara del ‘Dall’Ara’: “La cosa più preoccupante è che avevamo due partite per allungare e le abbiamo fallite entrambe: quello che deve mettere a posto le cose sono io, spetta a me”.

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