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L'edizione odierna del quotidiano 'Repubblica' ha dedicato, questa mattina, un altro approfondimento dalla forte connotazione negativa in merito il passaggio di proprietà del Milan da Fininvest ai cinesi della Rossoneri Sport Lux di Yonghong Li, avvenuto lo scorso 13 aprile 2017.
“La conferma ufficiale degli accertamenti tributari in corso sui 740 milioni della transazione è l’ultimo guaio – ha scritto 'Repubblica' -: gli spettatori più attenti sono soprattutto i potenziali nuovi finanziatori e la UEFA. I potenziali investitori, spaventati dalle variabili esterne come appunto quelle tributarie, hanno congelato l’interessamento. Sono perplessi anche per gli scarsi introiti del Milan cinese in Cina e per i piani nel teorico cuore del business, ancora in embrione a 9 mesi dal closing. È così per un gruppo arabo di Dubai, che era avanzato in silenzio verso una consistente offerta, e per quelle cordate di manager del calcio (dal portoghese Jorge Mendes in giù) che tentarono lo sprint con Li e che restano alla finestra”.
Questa mattina, presso la sede societaria di 'Casa Milan', si terrà il Consiglio d'Amministrazione del club rossonero e, per l'amministratore delegato Marco Fassone sarà complicato eludere, per 'Repubblica', “due temi scabrosi riconducibili alla liquidità finanziaria di Li”, ovvero l’ultimo aumento di capitale di 16 milioni su 60 e il rifinanziamento del debito di 303 milioni col fondo U.S.A. Elliott (183 della rossoneri Lux di Li e 120 del Milan società), in scadenza a ottobre. Rinviare tutto è l’obiettivo di Fassone, garante della solidità economica dei cinesi”.
Nonostante le smentite di Berlusconi, che ha ribadito la perfetta legalità dell'operazione di vendita del Milan ai cinesi, ieri è arrivata la conferma che, nelle scorse settimane, la Guardia di Finanza avrebbe trasmesso al Procuratore aggiunto, Fabio De Pasquale, tre segnalazioni di operazioni sospette, inviate secondo prassi da banche, intermediari o altri operatori finanziari all’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, quando sospettano operazioni di presunto riciclaggio. I PM milanesi dovranno compiere accertamenti, per poi valutare se aprire un fascicolo.
Oggi, nel CdA, “per dare ossigeno all'indebitato Yonghong Li”, ha scritto 'Repubblica', Fassone cercherà di prendere tempo e, successivamente, di trovare in fretta chi rifinanzi il debito con Elliott. La tesi ufficiale è quella che, grazie agli incassi da stadio ed ai diritti tv, la scadenza di fine gennaio per l'aumento di capitale da 16 milioni di euro possa essere posticipata: “Tocca a Elliott dare il via libera a Fassone e all’altra sua tesi: nemmeno il rifinanziamento del debito sarebbe urgente e le trattative con Highbridge (per la parte Milan) e con la banca d’affari Jefferies ( per 4- 5 anni e 400 milioni) possono slittare ad aprile – ha proseguito 'Repubblica' -. Il rifinanziamento, però, è decisivo per la UEFA, che dopo la bocciatura del voluntary agreement a dicembre, dovuta proprio all’assenza di garanzie sul rifinanziamento e sul patrimonio di Li, a fine marzo farà nuove verifiche. Il Milan ha fornito rassicurazioni a Nyon, ma la UEFA chiede che il rifinanziamento venga ratificato almeno 6 mesi prima della scadenza del debito con Elliott: intende arrivare a fine aprile all’accordo sul settlement, il patteggiamento delle sanzioni sportive per il mancato rispetto del fair-play finanziario”.
Il tempo, però, giocherebbe a sfavore del Milan: se i rossoneri, infatti, si qualificheranno per l'Europa League, potrebbero iniziare i preliminari a metà a luglio. E, soltanto nel remoto caso di mancato settlement agreement, rischierebbero a fine maggio il dossier peggiore, con l’esclusione dalle coppe. Nel frattempo la UEFA avrebbe aperto con la Covisoc, l’organo di vigilanza della F.I.G.C., un confronto per l’uniformità di regole e criteri di valutazione del caso Milan.
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