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Salvini: “No alla chiusura degli stadi. Pugno duro coi violenti”

Matteo Salvini
Il Ministro dell'Interno Matteo Salvini ha scritto una lettera alla "Gazzetta" con la sua ricetta per risolvere il problema della violenza negli stadi

Edoardo Lavezzari

Sono passati pochi giorni dal primo "Boxing day" del calcio italiano e a far rumore, più che i risultati sportivi, è quello che è successo fuori dal campo e sugli spalti, con i gravissimi incidenti di Inter-Napoli in primo piano. Sulla vicenda è tornato, con una lettera a "La Gazzetta dello Sport" anche il Ministro dell'Interno Matteo Salvini che propone una ricetta per fermare la violenza fuori e dentro gli stadi: "Lo ribadisco: tolleranza zero con i delinquenti, ma sono nettamente contrario alla chiusura degli stadi o di alcuni settori. E non mi convincono neppure i divieti alle trasferte. La responsabilità è sempre personale: non concepisco l’idea di punire tutti gli appassionati, senza distinzioni. Anche perché i violenti sono una sparuta minoranza. Il mio impegno è portare legalità e rispetto, con la speranza di riempire le tribune e non di svuotarle. Mi piace immaginare gli spalti zeppi di famiglie e bambini, magari già a partire dalle prossime partite che prevedono San Siro a porte chiuse: Regione Lombardia ne sta parlando con il presidente del Csi di Milano. Sarebbe un bel segnale. Estirpare violenti e balordi non sarà facile, ma mi piacciono le sfide. Il 7 gennaio ho convocato al Viminale l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive (con me ci sarà il sottosegretario con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti). L’idea è coinvolgere tutti gli attori. Società, allenatori, calciatori, giornalisti, tifosi indicati dai club. Non è escluso venga anche un rappresentante della Fifa. Dobbiamo guardare agli esempi virtuosi che arrivano dall’estero, magari dando più poteri di intervento agli steward, correggendo le norme per dare più incisività alle Forze dell’Ordine, responsabilizzando le società".

Per chiudere, ancora un un passaggio sulla Festa della Curva Sud: "Dato che si parla di stadi e di violenza, ribadisco quanto successo durante la festa della Curva del Milan. Sono abituato a salutare e a parlare con tutti: non chiedo il certificato penale. Ecco perché sono stato immortalato con una persona che, come è emerso, non era specchiata. Mi dispiace, soprattutto per la famiglia e gli amici di Virgilio Motta che ne hanno sofferto: li abbraccio e spero di poter stringere le loro mani, mani di tifosi e di persone perbene".

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