La UEFA ha detto no al VAR in Champions League, tra lo stupore generale. Il vice-presidente Michele Uva ha cercato di spiegare ai microfoni di Tutti Convocati, su Radio 24, le motivazioni di questa scelta. Ecco le sue parole: "Penso sia un processo logico, tutte le grandi innovazioni soprattutto quelle tecnologiche applicate al calcio, hanno necessità di una normale taratura. L’Europa League così come la Champions coinvolge 55 paesi europei, non tutti hanno introdotto, neanche offline, la tecnologia Var. Siamo tre paesi che la utilizzano, 4 paesi con la Polonia, e in questo momento lo facciamo online, penso che non ci sarebbe una uniformità sia di arbitraggio sia di assistenza, quindi penso che sia giusto aspettare quando tutta l’Europa o buona parte degli arbitri siano già abituati a questa tecnologia. Non è una decisione conservativa, è prudente, ma secondo me è la direzione giusta. E’ solo preventiva. E’ chiaro che in questo momento c'è disomogeneità a livello arbitrale europeo. Qui parliamo di centinaia di gare, con interessi economici straordinari, io penso che sia giusto fare questo salto nel momento in cui ci sarà in Europa l’omogeneità di utilizzo della tecnologia. Non sono le 50 partite, o poco più di 50, che ci sono in un mondiale dove chiaramente si possono utilizzare i Var che hanno lavorato e che lavorano da due o tre anni nelle nazioni che hanno il Var online e quindi sono già abituati all'utilizzo della tecnologia. Il responsabile della commissione arbitrale della UEFA è Collina, il responsabile della commissione FIFA degli arbitri e sempre Collina. Quindi non ci può essere un pensiero diverso, da un punto di vista di utilizzo della tecnologia, fra UEFA e FIFA visto che la persona che coordina entrambi i progetti è la stessa persona, che noi stimiamo e apprezziamo. C'è bisogno di avere tutti Var ben preparati, tutti gli arbitri preparati prima di introdurlo in un grandissimo campionato come quello della Champions. Confusione perché comunque in questo momento le quattro nazioni europee stanno utilizzando il Var con metodologie diverse. Germania e Portogallo hanno una control room distaccata da dove agiscono i var, noi abbiamo fatto la scelta che i var sono insieme agli arbitri negli stadi, quindi ci sono anche applicazioni diverse, anche del protocollo. E quando introduci una cosa così innovativa in un sistema conservativo come quello del calcio deve essere valutata e introdotta quando c’è omogeneità di funzione e predisposizione. Ci vogliono degli anni, abbiamo pazienza, l'Italia in questo momento è leader del sistema, anche con la control room per allenare tutti gli acquisti del mondo a Coverciano e quindi proseguiamo su questa strada sapendo che c'è bisogno di tanti anni prima di arrivare a un sistema omogeneo, che i tifosi abbiano pazienza".
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Uva: “Ecco il perchè del no al VAR in Champions”
Il vice-presidente della UEFA, Uva, ha spiegato a Tutti Convocati su Radio 24 le motivazioni della decisione di non introdurre l'ausilio della tecnologia.
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