ARRIGO SACCHI, il Profeta di Fusignano che rese il Milan Immortale

FLORENCE, ITALY - NOVEMBER 12: Arrigo Sacchi attends Italy Training Session at Coverciano on November 12, 2014 in Florence, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

GLI ALLENATORI DEL MILAN

- STORIE, ANEDDOTI, CARRIERE E TITOLI -

Allenatore, commissario tecnico e dirigente: Arrigo Sacchi, ora apprezzato opinionista tv, è stato tutto. Ma soprattutto è stato il Profeta di Fusignano, come viene comunemente chiamato, ovvero il tecnico più rivoluzionario e innovativo di tutti i tempi. Chiamato a sorpresa da Silvio Berlusconi a guidare un Milan ricco di futuri campioni, ma ancora lontano dall'essere una squadra vincente, Sacchi ha trasformato quel gruppo di giocatori ne 'gli Immortali', un team capace di dominare in Italia e in Europa, coniugando il pragmatismo del calcio italiano alla bellezza del calcio olandese. La sua è stata una rivoluzione totale, nel gioco, nei concetti, negli allenamenti, negli schemi, nel modo di interpretare la partita, mai in difesa, sempre all'attacco. Una nuova concezione entrata negli annali e copiata nel tempo.

Qui vi presentiamo la sua scheda biografica, con paragrafi ad hoc sulla sua carriera da allenatore (1), ma anche tutte le curiosità e gli aneddoti (2), le sue frasi e dichiarazioni storiche (3). Vi raccontiamo anche cosa dicono di lui (4) gli addetti al lavori e, per gli amanti delle statistiche,  ci sono tutti i suoi dati da allenatore (5) e il suo ricchissimo palmares (6)

LA SCHEDA

Nome: Arrigo Sacchi

Luogo e data di nascita: Fusignano, 1 aprile 1946

Altezza: 170 cm

CARRIERA DA ALLENATORE

 

Gli inizi, Cesena, Rimini e Parma

Da ragazzo Arrigo Sacchi gioca come difensore in squadre dilettantistiche mentre lavora nell'azienda di calzature del padre, successivamente ricopre il ruolo di allenatore del Fusignano (2a Categoria), dell'Alfonsine (Promozione) e del Bellaria (Serie D). Durante gli anni settanta abbandona per un po' il calcio, dedicandosi al lavoro in azienda, ma nel 1982 conquista il campionato Primavera col Cesena, così decide di lasciare il lavoro per dedicarsi totalmente al calcio e si iscrive al corso di Coverciano grazie al fondatore del Cesena Alberto Rognoni che lo presenta a Italo Allodi. Viene poi chiamato da Dino Cappelli, presidente del Rimini, per guidare la squadra in Serie C1. Dopo un anno passa alle giovanili della Fiorentina, quindi Allodi lo manda ad allenare il Parma appena retrocesso in Serie C1, per fare qualche anno di esperienza prima di affidargli la squadra gigliata. Ma Sacchi riporta subito i ducali in Serie B e nella stagione 1986-87 si fa notare da tutti, soprattutto da Silvio Berlusconi, quando elimina dalla Coppa Italia il Milan vincendo a San Siro.

 

Milan

Il 3 luglio 1987, voluto a tutti i costi da Berlusconi, firma un contratto annuale con il Milan. I primi approcci coi giocatori, in particolare Franco Baresi e Carlo Ancelotti che inizialmente non apprezzano il suo 4-4-2, e i primi risultati, non sono favorevoli, in particolare l'eliminazione nei sedicesimi di finale di Coppa UEFA contro l'Espanyol. Sacchi viene attaccato dai suoi tifosi che invocano a gran voce le sue dimissioni e il ritorno di Fabio Capello sulla panchina rossonera.

Berlusconi, tuttavia, continua a difenderlo e rivolto ai giocatori dice: "Lui resta, voi non so". Il Milan cambia marcia e a fine stagione conquista il suo undicesimo scudetto grazie anche all'indimenticabile vittoria del 1° maggio a Napoli sulla capolista per 3-2. Nel 1988-1989 è terzo in campionato ma soprattutto conquista la Coppa dei Campioni con due straordinarie vittorie, il 5-0 nella semifinale di ritorno col Real Madrid e il 4-0 nella finale di Barcellona con la Steaua Bucarest.

La stagione si conclude con la vittoria nella prima edizione della Supercoppa italiana contro la Sampdoria. Per queste prime due stagioni rossonere gli viene assegnato il premio Seminatore d'oro come miglior allenatore della Serie A. Il 1989-1990 si apre con la doppia sfida vittoriosa contro il Barcellona nella Supercoppa europea e col trionfo nella Coppa Intercontinentale battendo a Tokyo i colombiani dell'Atletico Nacional per 1-0 con un gol di Alberico Evani negli ultimi minuti dei tempi supplementari.

E' secondo in campionato e per la seconda volta nella sua storia il Milan perde uno scudetto nella fatal Verona, poi i rossoneri perdono anche la finale di Coppa Italia contro la Juventus ma alla fine arriva la seconda Coppa dei Campioni consecutiva con la vittoria nella finale di Vienna sul Benfica per 1-0 (gol di Rijkaard).

Nel 1990-1991 il Milan è ancora secondo in campionato, stavolta dietro alla Sampdoria e non al Napoli, ma a inizio stagione vince ancora Supercoppa europea (contro la Sampdoria) e Coppa Intercontinentale (contro l'Olimpia Asuncion). Nel febbraio 1991 Sacchi esprime a Berlusconi la volontà di prendersi un anno sabbatico per una palese incapacità di gestire il notevole stress a cui era sottoposto da tempo e la sconfitta nei quarti di finale di Coppa dei Campioni contro l'Olympique Marsiglia, con annessa polemica sui riflettori spenti, non fa che accelerare questo proposito.

 

Italia

Nell'ottobre del 1991, grazie a una martellante campagna mediatica orchestrata da Berlusconi e dalle sue tv, il ct della Nazionale Azeglio Vicini viene esonerato in seguito alla mancata qualificazione agli Europer del 1992 e Sacchi prende il suo posto, guidando gli azzurri per la prima volta il 13 novembre 1991, con un 1-1 sulla Norvegia. La prima competizione è la USA Cup 1992, un piccolo torneo che doveva servire alla federazione americana come prova per i Mondiali di due anni dopo, ai quali si qualifica con qualche patema di troppo.

Negli Stati Uniti l'Italia supera a stento i gironi di apertura grazie al ripescaggio, poi sale in cattedra Roberto Baggio, grazie al quale gli azzurri eliminano nell'ordine Nigeria negli ottavi, Spagna nei quarti e Bulgaria in semifinale. La finale col Brasile finisce 0-0 anche dopo i supplementari, si va ai rigori e gli errori fatali arrivano proprio dagli uomini più rappresentativi del gruppo, Baresi e Baggio: l'Italia deve accontentarsi del secondo posto più amaro.

Dopo quei Mondiali Sacchi porta un nuovo gruppo di giocatori a qualificarsi per gli Europei del 1996, nei quali verrà eliminato nel girone iniziale.

 

Ritorno al Milan, Atletico Madrid e ritiro

Il 6 novembre dello stesso anno, dopo la sconfitta per 2-1 in un'amichevole contro la Bosnia ed Erzegovina giocata a Sarajevo, Sacchi lascia l'incarico di ct della Nazionale e torna ad allenare il Milan dal 3 dicembre al posto di Oscar Tabarez ma in campionato è solamente undicesimo e abbandona definitivamente i rossoneri.

Il 16 giugno 1998 viene ufficializzato come nuovo allenatore dell'Atlético Madrid, ma il 14 febbraio 1999 viene esonerato. Due giorni dopo, il 16 febbraio 1999, annuncia il suo ritiro da allenatore. Il 9 gennaio 2001 ricopre per un breve periodo la carica di allenatore del Parma ma, in seguito a problemi di salute per l'eccessiva tensione nervosa provocatagli dalla sua professione, il 31 gennaio si dimette, chiudendo così di fatto la sua carriera di allenatore.

Il 21 dicembre 2001 occupa l'incarico di direttore tecnico del Parma dimettendosi il 31 maggio 2003. Il 21 dicembre 2004 viene nominato dal presidente Florentino Pérez direttore dell'area tecnica e direttore sportivo del Real Madrid lasciando l'incarico il 22 dicembre 2005.Il 4 agosto 2010 viene ufficializzata la sua nomina a Coordinatore tecnico delle Nazionali giovanili, dalla Under 21 alla Under 16, terminando di sua iniziativa questo compito il 30 luglio 2014.

LA RIVOLUZIONE TECNICA

Quando diventa allenatore del Milan nel 1987 compie una vera e propria rivoluzione nel modulo di gioco e nelle tecniche di allenamento: sfruttando a fondo le caratteristiche del gioco a zona, già praticato dai rossoneri di Nils Liedholm, pone un'assoluta attenzione alla fase difensiva cui aggiunge il pressing sistematico a centrocampo, diventa famoso per i suoi pesanti e severi allenamenti e applica allo schema tattico vari principi legati al cosiddetto calcio totale della Nazionale olandese di Johan Cruijff, che ammirava sin da ragazzo.

Il suo rivoluzionario 4-4-2 prevedeva una squadra che prediligeva una difesa in linea, in modo da far cadere gli avversari nella trappola del fuorigioco, e pressing a tutto campo con o senza palla. Il modulo offensivo consisteva in una difesa organizzata con il metodo di una diagonale a quattro, un centrocampo a rombo, dove uno dei mediani si trasformava in trequartista, e due punte centrali molto vicine fra loro.

CURIOSITA' E ANEDDOTI

Nel 2006 la rivista internazionale France Football ha nominato il Milan di Arrigo Sacchi migliore squadra del mondo del dopoguerra. L'anno seguente un sondaggio online pubblicato nella rivista inglese World Soccer nominò il Milan di Sacchi del 1988-1989 la squadra di club più forte di tutti i tempi, nonché la quarta migliore di sempre in assoluto, dietro al Brasile del 1970, all'Ungheria del 1954 e all'Olanda del 1974.

Negli anni duemila è stato commentatore televisivo per le reti Mediaset ed è stato opinionista fisso della trasmissione calcistica di Italia 1 Controcampo. Dal 2008 è opinionista fisso su Premium Calcio e ogni giovedì pomeriggio ha uno spazio tutto suo nell'emittente radiofonica romana Radio Radio. Nel 2012 è protagonista della campagna pubblicitaria per la nuova stagione calcistica di Mediaset Premium. Nel giugno 2016 è ospite fisso a Il grande match su Rai 1 per commentare i post-partita dell'Europeo.

Nel 2005 l'Università di Urbino gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze e Tecniche dell'Attività Sportiva. Nel settembre 2007 il Comune di Fusignano ha allestito presso il Museo Civico San Rocco una mostra per celebrare il suo concittadino attraverso un'esposizione di ricordi inediti, trofei, filmati delle partite più significative, foto degli esordi sui campi di Fusignano e della Bassa Romagna e dei trionfi delle squadre da lui allenate.

Nel 2011 è stato inserito come allenatore nella Hall of fame del calcio italiano.

Nel 2012 è stato nominato Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana su proposta della presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel 2015 ha pubblicato per Mondadori l'autobiografia "Calcio totale. La mia vita raccontata a Guido Conti".

IPSE DIXIT

"Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti".

"Per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni; un fantino non ha mai fatto il... cavallo".

"Messi è un giocatore unico e completo: è un finalizzatore letale ma è anche capace di tornare a centrocampo per aiutare la squadra. Marcarlo a uomo è impossibile, è tutto il sistema squadra che deve funzionare alla perfezione per ingabbiarlo. Siamo di fronte un vero genio del calcio, è come Maradona".

"Trapattoni è uno che saprebbe farsi capire anche dai giapponesi".

"Giocare contro Maradona è come giocare contro il tempo perché sai che, prima o poi, o segnerà o farà segnare".

"I più ingenerosi e invidiosi possono parlare di inadeguatezze delle avversarie o di fortuna. Machiavelli sosteneva che la metà delle imprese dipendono dalla fortuna, l'altra metà da noi stessi. Credo che la fortuna sia quella che ognuno di noi merita e che molte volte sia il nome che si dà all'abilità altrui. Non c'è impresa che se vogliamo denigrare o ridimensionare possa sfuggire a un momento fortunato".

"L'inizio al Milan fu assai difficile e rischiai davvero di non mangiare il panettone".

"Noi al Milan coniugavamo tre verbi: vincere, convincere, divertire. La Juventus di Allegri ne coniuga uno: vincere. È una debolezza. Si dirà: ma in Italia continua a vincere. E io dirò: anche il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia. Ma cosa conta è la Champions League e in Europa la Juventus fatica".

"Ricordatevi che anche ai rigori vince quasi sempre chi lo merita. Non è vero, come si dice, che sono una lotteria. Se una squadra ha giocato meglio, e si sente penalizzata dal risultato, li va a calciare con una carica interiore che la squadra avversaria non ha".

"Un allenatore cambia molto o perché è scemo o perché è insoddisfatto".

"In Italia nessuno ha mai chiesto lo spettacolo, e quindi non c'è. Abbiamo quello che la gente vuole. Contano solo i risultati. A livello di spettacolo siamo indietro e quindi dobbiamo cercare di capire che è importante lavorare per l'immediato, ma anche in prospettiva futura, puntando sempre più sui nostri giovani".

"La Juve, a tutti i livelli, è un esempio di squadra che moltiplica le qualità dei singoli".

"La Juventus è la squadra di adulti. Non sei mai sicuro di vincere contro di loro finché non muoiono".

"Non sono certorazzista e la mia storia di allenatore lo dimostra, a partire da Rijkaard, ma a guardare il torneo di Viareggio mi viene da dire che ci sono troppi giocatori di colore, anche nelle squadre Primavera. Il business ormai ha la meglio su tutto. L'Italia non ha dignità, non ha orgoglio: non è possibile vedere squadre con 15 stranieri".

"Penso che Gullit possa essere considerato il simbolo del mio Milan. Aveva una grande potenza dal punto di vista fisico e sapeva anche essere un punto di riferimento per i compagni. Quando partiva in progressione si portava via anche il vento. Era anche un donnaiolo: una volta rispose per le rime a Berlusconi, che aveva chiesto ai giocatori 30 giorni di astinenza prima della finale di Coppa dei Campioni, dicendogli 'Dottore io con le palle piene non riesco a correre'".

DICONO DI LUI

"E' stato il più grande rivoluzionario del calcio mondiale. Forse ripete gli stessi concetti, cosa un po' monotona, però sono i concetti base di ogni squadra di ogni società". (Zvonimir Boban)

"Era e resta un uomo che brucia di idee e fervore. Alle solite, Sacchi ha predicato umiltà dal suo pulpito mistico". (Gianni Mura)

"Non insegno chimere, le lascio a Sacchi. Icaro volava, ma Icaro era un pirla". (Giovanni Trapattoni)

"Premessa: gli allenatori non sono così decisivi come si crede. Per questo ce l'ho più con il sacchismo che con Sacchi. All'inizio del suo primo anno di Milan la società rossonera voleva esonerarlo, dopo l'eliminazione dalla Coppa UEFA. Fedele Confalonieri aveva addirittura già raggiunto un accordo con Nedo Sonetti. Poi il Milan batté il Verona uno a zero, con gol di Virdis, e si riprese. Un gol su azione da calcio piazzato, il gioco di Sacchi non c'entrava niente". (Franco Rossi)

"Ha avuto il merito di portare la cultura del lavoro nelle grandi squadre però ha pure originato un grosso equivoco. Si diceva che il suo calcio fosse offensivo ma come si fa a chiamare offensivo un calcio basato sul pressing e sul fuorigioco?" (Osvaldo Bagnoli)

"Si sapeva già a maggio del 1991 che gli stavo scaldando la panchina. Berlusconi non lo voleva più al Milan e ha fatto il suo interesse, la Federcalcio è stata piuttosto debole. Alla prima partita di Sacchi Rizzitelli mi dedica il gol fatto alla Norvegia e guarda caso da allora non è più stato convocato. Sacchi non condivide le mie idee e io non condivido le sue". (Azeglio Vicini)

"Sono uno degli italiani che hanno gufato gli azzurri e Sacchi durante i mondiali americani. Non mi è mai piaciuta la sua presunzione. È un grande allenatore, ha cambiato il calcio italiano ma con un carattere diverso avrebbe ottenuto più consensi". (Sergio Porrini).

 

STATISTICHE DA ALLENATORE

1982-1983 Rimini

Serie C1: 34 partite, 14 vinte 9 pareggiate 11 perse

Coppa Italia: 5 partite, 0 vinte 2 pareggiate 3 perse

Coppa Italia Serie C: 4 partite, 1 vinta 2 pareggiate 1 persa

1984-1985 Rimini

Serie C1: 34 partite, 13 vinte 14 pareggiate 7 perse

Coppa Italia Serie C: 8 partite, 2 vinte 5 pareggiate 1 persa

1985-1986 Parma

Serie C1: 34 partite, 16 vinte 15 pareggiate 3 perse

Coppa Italia: 5 partite, 2 vinte 2 pareggiate 1 persa

Coppa Italia Serie C: 2 partite, 0 vinte 1 pareggiata 1 persa

1986-1987 Parma

Serie B: 38 partite, 11 vinte 18 pareggiate 9 perse

Coppa Italia: 9 partite, 5 vinte 2 pareggiate 2 perse

1987-1988 Milan

Serie A: 30 partite, 17 vinte 11 pareggiate 2 perse

Coppa Italia: 7 partite, 4 vinte 2 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 4 partite, 1 vinta 1 pareggiata 2 perse

1988-1989 Milan

Serie A: 34 partite, 16 vinte 14 pareggiate 4 perse

Coppa Italia: 8 partite, 5 vinte 2 pareggiate 1 persa

Coppa dei Campioni: 9 partite, 5 vinte 4 pareggiate 0 perse

Supercoppa italiana: 1 partita, 1 vinta 0 pareggiate 0 perse

1989-1990 Milan

Serie A: 34 partite, 22 vinte 5 pareggiate 7 perse

Coppa Italia: 8 partite, 3 vinte 4 pareggiate 1 persa

Coppa dei Campioni: 9 partite, 6 vinte 1 pareggiata 2 perse

Supercoppa europea: 2 partite, 1 vinta 1 pareggiata 0 perse

Coppa Intercontinentale: 1 partita, 1 vinta 0 pareggiate 0 perse

1990-1991 Milan

Serie A: 34 partite, 18 vinte 10 pareggiate 6 perse

Coppa Italia: 8 partite, 3 vinte 4 pareggiate 1 persa

Coppa dei Campioni: 4 partite, 1 vinta 2 pareggiate 1 persa

Supercoppa europea: 2 partite, 1 vinta 1 pareggiata 0 perse

Coppa Intercontinentale: 1 partita, 1 vinta 0 pareggiate 0 perse

1991-1992 Italia

7 partite, 4 vinte 3 pareggiate 0 perse

1992-1993 Italia

9 partite, 6 vinte 2 pareggiate 1 persa

1993-1994 Italia

15 partite, 10 vinte 2 pareggiate 3 perse

1994-1995 Italia

9 partite, 6 vinte 1 pareggiata 2 perse

1995-1996 Italia

10 partite, 6 vinte 3 pareggiate 1 persa

Ottobre-novembre 1996 Italia

3 partite, 2 vinte 0 pareggiate 1 persa

Dicembre 1996-1997 Milan

Serie A: 23 partite, 7 vinte 7 pareggiate 9 perse

Champions League: 1 partita, 0 vinte 0 pareggiate 1 persa

1998-1999 Atletico Madrid

Primera Division: 22 partite, 9 vinte 5 pareggiate 8 perse

Coppa del Re: 2 partite, 1 vinta 0 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 6 partite, 5 vinte 0 pareggiate 1 persa

Gennaio 2001 Parma

Serie A: 3 partite, 1 vinta 2 pareggiate 0 perse

PALMARES DA ALLENATORE

1981-1982 Cesena: Campionato Primavera

1987-1988 Milan: Campionato italiano di Serie A

1988-1989 Milan: Coppa dei Campioni, Supercoppa italiana

1989-1990 Milan: Coppa dei Campioni, Supercoppa europea, Coppa Intercontinentale

1990-1991 Milan: Supercoppa europea, Coppa Intercontinentale