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Demetrio Albertini, ex centrocampista del Milan (credits: GETTY images)
"L'ex centrocampista del Milan, Demetrio Albertini, è intervenuto ai microfoni della trasmissione 'Tutti Convocati', in onda sulle frequenze di 'Radio24': queste le sue dichiarazioni.
"Sul Milan che sta nascendo: “Mi piace, è attivo, hanno fatto delle considerazioni e stanno avendo possibilità di acquistare, rispetto gli ultimi anni dove le strategie erano diverse”.
"Sulla qualità degli acquisti: “Il Milan aveva bisogno di prendere giocatori migliori di quelli che aveva. Quindi, fare degli acquisti così, di livello, in tempi rapidi, è anche un segnale che si vuole costruire qualcosa. Il mercato però è una componente dei successi, poi ci vuole anche qualità nel lavoro, però dà il senso a tutti di dove e cosa si vuole costruire”.
"Sull'attaccante: meglio Andrea Belotti o Diego Costa? “Quando si parla di leader si confonde con la qualità. I leader sono quelli che abbinano esperienza e qualità, anche nello spogliatoio. La punta deve essere uno che fa gol: Belotti, Diego Costa hanno il profilo giusto. Álvaro Morata potrebbe avere il profilo giusto, ma, dopo che è andato via dall'Italia, tornare in un'altra squadra per me sarebbe un punto interrogativo. Comunque, si punta su un attaccante di grande rendimento”.
"Sul mix tra esperti e giovani nella squadra rossonera: “Devono arrivare acquisti che vogliono scrivere la storia, non come punto di arrivo ma come trampolino per costruire qualcosa con questa maglia e questa società”.
"Sull'Under 20: “Progetto sportivo importante, è un successo che si possa giocare la medaglia di bronzo, mai successo nella storia italiana. Ma anche la Under 21 è molto buona. Non è un fatto di casualità, di generazioni. Qui c'è un percorso, dietro, di società che hanno investito nei giocatori. Ora bisogna fare quel salto in più: bisogna dare ai nostri giovani la possibilità di giocare titolari in Serie A ed in Serie B”.
"Ancora su Belotti: “Se riusciamo a costruire buoni giocatori e poi li mandiamo via diventiamo un Paese che produce per poi mandare i giocatori all'estero. Dobbiamo essere in grado di tenerli qui: invece di pensare al collettivo, pensiamo spesso a guadagnare qualche milione di euro in più”.
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